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Cittadinanzattiva: «Le case famiglia siano l’unico luogo destinato all’accoglienza di detenute con minori»

«La proposta di legge Siani è un punto di partenza che condividiamo con grande convinzione», dice Laura Liberto, coordinatrice nazionale Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva. «Ne chiediamo per questo una rapida discussione ed approvazione. Il testo in esame prevede la rimozione di una serie di limiti di natura giuridica ed economica, presenti nella normativa vigente e all’origine del problema della carcerazione dei bambini assieme alle loro madri e l’individuazione delle case famiglia protette come soluzione alternativa principale»

di Redazione

La proposta di legge Siani è un punto di partenza che condividiamo con grande convinzione, e ne chiediamo per questo una rapida discussione ed approvazione, perché si pone nell’ottica di proteggere, come indicato a più riprese dalla Corte Costituzionale e dalle convenzioni internazionali, l’interesse superiore del bambino, la salute psico-fisica del minore e tutelarne il legame con il genitore come elemento fondamentale in particolare nei primi anni di vita. In quest’ottica, il testo in esame prevede la rimozione di una serie di limiti di natura giuridica ed economica, presenti nella normativa vigente e all’origine del problema della carcerazione dei bambini assieme alle loro madri e l’individuazione delle case famiglia protette come soluzione alternativa principale”, ad affermarlo Laura Liberto, coordinatrice nazionale Giustizia per i diritti – Cittadinanzattiva che oggi è in audizione in II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati sulla proposta di legge C. 2298 Siani.

Tuttavia i dati più recenti mostrano chiaramente che la strada è ancora lunga: a fronte di un apparente e temporaneo “svuotamento” nella primavera dello scorso anno, negli ultimi mesi sono tornati a crescere gli ingressi in carcere di detenute con figli piccoli al seguito. Secondo le statistiche pubblicate dal Ministero della Giustizia, aggiornate al 31 marzo scorso, sono 26 le madri e 28 i bambini che risultano ristretti negli istituti penitenziari, tra sezioni nido delle case circondariali e gli ICAM.

È inoltre di questi giorni la notizia di un nuovo preoccupante focolaio covid, peraltro purtroppo in espansione, all’interno della casa circondariale di Rebibbia femminile e di un caso positivo anche all’interno della sezione nido, dove la madre di un bambino di un mese di vita è risultata positiva al Covid.

“Per portare a pieno compimento la strada indicata dal disegno di legge – continua Liberto – occorre a nostro parere fare tre passi avanti fondamentali sui quali ci impegneremo attraverso la proposta di specifici emendamenti: prevedere un divieto assoluto di esecuzione della pena in carcere per le madri con bambini fino a sei anni di età; inserire un richiamo espresso, eventualmente in sede di modifica dell’art. 284 del Codice di procedura penale, alle case famiglia protette come luoghi destinati all’accoglienza di madri e bambini (madri incinte o con bambini di età inferiore a sei anni) in alternativa agli altri luoghi ove disporre gli arresti domiciliari; estendere le case famiglia protette, da un lato valorizzando realtà già esistenti, come le numerose case alloggioper nuclei di mamme e bambini già operative sul territorio e, dall’altro, puntando – attraverso convenzioni tra l’amministrazione centrale e gli enti locali – al riutilizzo, recupero e riconversione di beni confiscati alla criminalità organizzata o di beni inutilizzati nella disponibilità degli stessi enti locali. Tutto questo consentirebbe di utilizzare il fondo triennale di 4,5 mln di euro – approvato con l’emendamento di Cittadinanzattiva all’ultima legge di bilancio – esclusivamente per l’accoglienza dei minori nelle case famiglia e per servizi alle mamme soprattutto di reinserimento sociale".

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