Sostenibilità
Cittadinanzattiva: iniqua la tassa di 10 euro per ricetta
L'associazione chiede alla Turco di rivedere la decisione di applicare la quota fissa di 10 euro per ricetta, ad esempio abolendola per gli esami diagnostici che costano meno di dieci euro
di Redazione
La quota fissa di dieci euro su ogni ricetta per visite specialistiche e diagnostica rischia di diventare un prelievo senza contropartita e di incentivare il ricorso al privato. A sottolinearlo, in un comunicato stampa diffuso oggi, è Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, dopo le proteste di numerosi cittadini che da ieri si sono visti applicare la tassa prevista dalla nuova legge finanziaria.
?Abbiamo già dichiarato i nostri dubbi sul ticket al pronto soccorso, in quelle realtà in cui la continuità assistenziale non è garantita, ma questa tassa di 10 euro peserà in misura maggiore sulle tasche dei cittadini, soprattutto per gli esami clinici di laboratorio”.
“In alcuni casi, soprattutto quando si deve fare un numero limitato di esami, diventerà più conveniente ricorrere al privato. Una misura che ci vede assolutamente contrari e che rischia oltretutto di fare un danno al nostro servizio sanitario nazionale?.
Il ricorso al privato sarà incentivato, a maggior ragione, per esami diagnostici come la ecografia mammaria o addominale che da ieri costa, nel pubblico, 46,15 euro (36,15 di ticket più 10 euro per l’impegnativa) a fronte di un costo che spesso nel privato non supera i 50 euro con tempi di attesa, tra l’altro, più brevi.
In queste ore si sta approfittando della confusione dei primi giorni e della scarsa informazione dei cittadini per far cassa sulle spalle della gente. Ad esempio le aziende sanitarie chiedono ai cittadini di pagare la quota di 10 euro per prestazioni prenotate nel 2006 ed effettuate nel 2007 a causa delle liste di attesa: in questi casi, al danno si aggiunge la beffa.
Per questo Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato chiede al Ministro Turco di fare chiarezza per evitare abusi nei confronti dei cittadini e soprattutto di rivedere la decisione di applicare la quota fissa di 10 euro per ricetta, ad esempio abolendola per gli esami diagnostici che costano meno di dieci euro.
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