Diritto alla salute

Dove sono finiti i 3,5 miliardi per i livelli essenziali di assistenza?

È quello che chiedono di capire, con un esposto alle singole procure della Corte dei conti, Cittadinanzattiva assieme a venti associazioni di malati. Si tratta dei fondi erogati alle Regioni «per prestazioni rimaste sulla carta». L’iniziativa serve anche per evitare altre sorprese per il futuro con l’arrivo imminente del nuovo decreto tariffe

di Nicola Varcasia

Sul diritto alla salute è ora che stato e regioni la smettano di giocare al rimpallo. Perché ne va della vita di tutti noi. È per questa ragione che Cittadinanzattiva, assieme ad altre venti organizzazioni civiche e di pazienti ha inviato venti esposti alle altrettante procure regionali della Corte dei conti per fare chiarezza sull’utilizzo dei 3 miliardi e 446 milioni di euro erogati, dal 2016 al 2023, dallo stato alle regioni affinché queste ultime garantissero ai cittadini dei rispettivi territori le prestazioni sanitarie previste dai Lea (Livelli essenziali di assistenza) del 2017, a tutt’oggi non ancora esigibili. Nell’esposto, si chiede una rendicontazione puntuale su come i fondi, destinati all’entrata in vigore dei Lea, siano stati effettivamente utilizzati. Va fatta chiarezza sulla legittimità di un eventuale “spostamento di uso”, sulla effettiva sussistenza delle ragioni addotte per ritardare l’applicazione del Dpcm 12 gennaio 2017.

Lo dice la Carta

I Lea – recita l’esposto – sono lo strumento di attuazione dell’articolo 32 della Costituzione, perché garantiscono a tutti i cittadini il diritto fondamentale alla salute attraverso livelli di assistenza essenziali e omogenei. Chiunque, con qualunque motivazione, ne ha impedito per anni o dovesse impedirne ancora l’aggiornamento opera a danno dei cittadini e a discapito dell’interesse generale. Su questo – prosegue il documento – «non ammetteremo più alcun indugio, tanto meno da parte delle istituzioni corresponsabili dell’attuazione della Costituzione. Rimbalzare i decreti fra Stato e Regioni non è più una opzione, a maggior ragione che, pur con i Lea sospesi dal 2017, sempre dal 2017 vengono erogati fondi a essi destinati sul cui utilizzo chiediamo chiarezza e trasparenza».


Intesa urgentissima

Il perché questa iniziativa legale parta proprio adesso lo spiega Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva: «Apprendiamo in queste ore che il decreto tariffe è stato nuovamente aggiornato e che, previo accordo in Conferenza stato-regioni, potrebbe entrare in vigore già da subito. Consentendo finalmente ai cittadini di accedere in egual misura su tutto il territorio nazionale alle prestazioni sanitarie previste nei Lea 2017. Diamo per scontato che questo accada e che, d’ora in poi, ci sia un rapido aggiornamento delle prestazioni, visto che da anni al contrario assistiamo ad un ingiustificabile rimpallo di responsabilità fra governo e regioni. Con l’unica conseguenza di aver di fatto negato ai cittadini l’accesso, equo e uniforme sul territorio nazionale, ai servizi sanitari. Non può accadere ancora. Come organizzazioni civiche impegnate nella tutela dei diritti dei cittadini non lo permetteremo».

Individuare i responsabili

L’invio degli esposti va in questa direzione. Le risorse per la sanità sono sottodimensionate da anni, ma almeno «siano impiegate per lo scopo a cui sono destinate cioè ad assicurare a tutti i cittadini, ovunque vivano, gli stessi livelli di assistenza secondo i principi costituzionali di equità e uguaglianza», conclude Mandorino. In particolare, negli esposti, curati dalle avvocate Maria Paola Costantini e Monia Mancini, si chiede ai procuratori regionali di «disporre ogni più opportuna e necessaria attività di accertamento, verifica e controllo […] individuando gli eventuali profili di irregolarità, illegittimità o illiceità a danno dell’erario e conseguentemente dei cittadini, ai fini dell’eventuale citazione in giudizio dei presunti responsabili».

Foto in apertura: ufficio stampa Cittadinanzattiva

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