Politica

Cittadinanza solidale: strumento di welfare o residuo clientelare?

Basilicata. È polemica sul programma di sussidi regionale (di Francesco Dente).

di Redazione

Soluzione innovativa di welfare o pratica clientelare riverniciata con un tocco di modernità? Rete efficiente per l?inclusione sociale o ennesimo carrozzone burocratico? Strumento di sussidio per i poveri o ?aiutino? per gli operatori della formazione professionale? Sono gli interrogativi che pendono su Cittadinanza solidale, il programma biennale di contrasto alla povertà introdotto in via sperimentale dalla Regione Basilicata con la legge 3 del 2005 e avviato a partire da gennaio 2006. Domande che il consigliere Cosimo Latronico ha sintetizzato in un?interrogazione presentata al Presidente del Consiglio regionale. L?esponente forzista chiede lumi sui risultati e l?efficacia degli interventi attuati e sui criteri adottati per il reclutamento del personale coinvolto nelle varie fasi del piano di sostegno. Interrogativi, tuttavia, che la risposta del Dipartimento delle Politiche sociali della Regione non chiarisce a pieno. Il programma di Promozione della cittadinanza solidale (che conta su un finanziamento di ben 41 milioni di euro del Fondo sociale europeo) è un provvedimento che mira a sostenere le persone in gravi difficoltà economiche e sociali: soggetti che non ce la fanno più a provvedere al mantenimento del proprio nucleo familiare. In particolare, il programma prevede l?erogazione di un sussidio in cambio dell?adesione a progetti di inserimento scolastico, formativo, occupazionale. I cittadini ammessi al progetto (devono avere superato la maggiore età) sottoscrivono un contratto di inserimento che definisce gli interventi di inclusione sociale e formativa da seguire in base ai bisogni rilevati. Nel caso in cui durante la decorrenza del contratto il beneficiario o un componente del nucleo abbiano trovato lavoro, il sussidio continua ad essere erogato per i successivi sei mesi incrementato del 10% a titolo premiale. L?incentivo è assegnato per un periodo di 12 mesi a chi intraprende invece un?attività lavorativa autonoma. Su 3.738 famiglie ammesse (dati contenuti nella risposta all?interrogazione e aggiornati all?ottobre scorso), 706 hanno rinunciato, 326 sono state esonerate in quanto già coinvolte in progetti di recupero terapeutico, 22 sono state sospese per malattia o perché i beneficiari sono in carcere. I nuclei che hanno ottenuto la premialità (nella maggior parte dei casi si tratta di occupati con contratti da dipendente) sono stati 173. Numeri che non soddisfano il consigliere Latronico. «Si tratta, innanzitutto, di dati quantitativi che non consentono di cogliere gli eventuali benefici ottenuti. La legge istitutiva prevedeva un osservatorio che è rimasto sulla carta. Dove lavorano e, soprattutto, che lavoro fanno i beneficiari che hanno trovato occupazione?». Quanto alla trasparenza delle procedure, aggiunge il consigliere, «la Regione ha scaricato la responsabilità sulle Province e non ha fornito l?elenco dei formatori e tutor né chiarito i criteri di reclutamento». In provincia di Matera, ad esempio, risultano impegnati 390 unità per 1.112 beneficiari: una ogni 3,5 poveri.

Francesco Dente

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