Welfare

Cittadinanza, Cristian potrà giurare. E gli altri?

Cristian Ramos ha la sindrome di Down e per questo gli era stata preclusa la possibilità di diventare cittadino italiano: non è in grado di giurare, dicevano. La battaglia è stata vinta, Alfano annuncia l'imminente decreto. Ma non è detto che il problema sia risolto per sempre

di Sara De Carli

Cristian Ramos, il ragazzo con sindrome di Down di origini colombiane, potrà prestare giuramento e diventare cittadino italiano. La sua richiesta di cittadinanza era stata fino ad ora “disincentivata” dalla burocrazia (per usare un eufemismo) con la scusa che Cristian, avendo la sindrome di Down, non sarebbe in grado di prestare giuramento: una discriminazione che era stata raccontata anche dalle Iene e che aveva dato il via ad una petizione su change.org, che ha raccolto quasi 30mila firme.

L’imminente “happy end” della vicenda è stato annunciato dal Ministro Alfano in Commissione Affari sociali della Camera, rispondendo a una interrogazione di Emanuele Fiano e Khalid Chaouki (PD). Alfano ha detto che l’istruttoria relativa alla richiesta di cittadinanza italiana da parte del neomaggiorenne Cristian Ramos si è conclusa in modo favorevole e pertanto «è stato predisposto il decreto di concessione della cittadinanza, da adottare con decreto del Presidente della Repubblica. Tale decreto sarà trasmesso alla prefettura di Roma per la notifica all’interessato e per il successivo giuramento che Cristian dovrà prestare in Comune». Grande la gioia della mamma di Cristian, Gloria Ramos e dell’Associazione Italiana Persone Down, che l’hanno assistita.

Ma c’è un “però”. La risposta di Alfano infatti non fa alcun cenno alla sindrome di Down e alla questione della capacità di prestare giuramento. Alfano ricostruisce la vicenda dal punto di vista degli atti burocratici, prendendo atto che la domanda di cittadinanza, correttamente corredata di tutto il necessario, è stata presentata solo l’11 febbraio 2013. Come dire: tutto normale, tutto a posto. Formalmente Alfano ha ragione, ci spiega Anna Contardi, presidente dell’AIPD: «nei documenti precedenti c’era un vizio di forma, però ancora prima la domanda non era stata nemmeno fatta presentare perché si era opposto questa presunta incapacità del ragazzo a prestare giuramento, di fatto considerando Cristian come un eterno bambino. Alfano non ne fa cenno, ma intanto qualcosa si è mosso, Cristian presterà giuramento e diventerà cittadino italiano e noi speriamo che questo diventi un diritto acquisito per tutte le persone con sindrome di Down e disabilità intellettive nella sua stessa condizione. È importante che si impari a riconoscere che una persona con sindrome di Down è a tutti gli effetti un adulto, con le sue difficoltà ma anche con la capacità di esprimere bisogni e diritti. Invece spesso la gente ancora pensa che una disabilità intellettiva equivalga di per sé ad essere incapace, impossibilitati ad esprimere i propri diritti civili, basti pensare al voto».

Il caso di Cristian non è unico. Da un lato c’è l’aumento di persone con sindrome di Down straniere seguite dall’associazione, con il conseguente impegno dell’AIPD su questo fronte: «solo a Roma ne seguiamo una ventina. Dall’anno prossimo il nostro sito sarà in più lingue, proprio per questo motivo». Dall’altra la battaglia specifica per i diritti civili delle persone con disabilità intellettive. Andrea Sinno, dottore in servizi sociali che per AIPD segue il servizio informazioni di casi analoghi a quello di Cristian ne conosce almeno altri tre. «Siamo contentissimi per Cristian, ma insieme speriamo che il suo caso faccia scuola, perché è impensabile che ogni volta ci debba e possa essere una mobilitazione della stampa». Quel che si dovrebbe fare, spiega Sinno, è «cambiare la normativa 91/92 adeguandola all’articolo 18 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che dice che la disabilità non è ostativo all’avere la cittadinanza. L’Italia l’ha ratificata, ma non ha ancora adeguato la normativa di conseguenza».
 


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