Welfare

città per la famiglia, la carica dei piccoli

Si gioca nei Comuni di provincia la sfida per trasformare il welfare locale

di Sara De Carli

Il nuovo Isee basato sul quoziente familiare piace anche a tanti piccoli Comuni. A cominciare da Castelnuovo del Garda e Barchi. In un’Italia fatta al 90% di paesi sotto i 15mila abitanti, saranno loro
i protagonisti della rivoluzione che sta facendo scoprire la famiglia
agli enti locali Messi insieme, tutti e cinque i Comuni, non arrivano a 60mila abitanti: neanche un terzo di quanto fa da sola Parma, che lo scorso 21 maggio ha dato i natali al network italiano “Città per la Famiglia”, con cinque fondatori (Parma, Roma, Bari, Varese e Venezia) e 49 aderenti, di cui ben 30 capoluoghi di provincia. Castelnuovo del Garda, Nogarole Rocca, Povegliano, Zevio e Montebelluna sono invece le cinque punte di una squadra di provincia, nata sul lago di Garda lo stesso giorno del network e con il medesimo obiettivo: fare della famiglia il prisma attraverso cui guardare tutte le decisioni di un’amministrazione locale, in maniera organica, a partire (ma senza fermarcisi) dalla rimodulazione dell’Isee e delle conseguenti tariffe per l’accesso ai servizi, dall’immondizia all’asilo nido.
Quattro Comuni veronesi e uno trevigiano, 30mila abitanti il più grande, 3.449 il più piccolo, quattro guidati dal centrosinistra e uno dal centrodestra: «È questo il vero campo dove si gioca la partita per cambiare il volto delle politiche locali», dice Roberto Bolzonaro, presidente di Afi – Associazione famiglie italiane, che con l’Università di Verona sta seguendo il progetto. Se è vero, infatti, che il 90% dei Comuni italiani ha meno di 15mila abitanti, si può comprendere perché il sottosegretario con delega alla famiglia, Carlo Giovanardi, abbia tenuto a battesimo proprio la rete di Castelnuovo.
Parma certo ha fatto la storia, tant’è che la rimodulazione dell’Isee in ottica family friendly è ormai per tutti il “Quoziente Parma”, però «il suo valore sta innanzitutto nell’aver messo in piedi un modello e nell’aver dimostrato la legittimità (anche giuridica) di un intervento sull’Isee, che è nazionale», spiega Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni nazionali. Yes we can, avrebbe detto la città emiliana, subito imitata da big come Roma, Venezia e Bari: testimoni autorevoli della fattibilità di un’operazione politica, stimolo per il governo nazionale, apripista per i piccoli. Adesso tocca a loro.
Anche perché sono proprio gli amministratori più vicini al territorio, quelli che conoscono ancora per nome gran parte dei loro concittadini, ad aver colto da tempo l’insoddisfazione per l’Isee: «Garantire più equità, pesando diversamente i carichi famigliari, tecnicamente può essere fatto dai Comuni anche a costo zero», rincara Bolzonaro, «e tuttavia pochi lo fanno, preferendo metterci del proprio. D’altronde il ritorno di immagine è enorme, il tema è molto sentito». E così tante amministrazioni si stanno buttando.
La carica dei piccoli, infatti, è già cominciata: negli ultimi giorni, oltre che sul Garda, delibere che contemplano il taglio delle tariffe all’aumentare del nucleo famigliare sono state approvate anche ad Anguillara Sabazia, 17mila abitanti in provincia di Roma, e a Barchi, 998 abitanti in provincia di Pesaro-Urbino (il più piccolo comune aderente al network di Parma). Qui hanno osato anche di più: nessun reddito, nessun distinguo, la sintetica delibera comunale prevede uno sconto del 30% per tutti i servizi all’infanzia là dove ci sono tre figli a carico (anche frutto di diverse unioni), fino ad arrivare al 90% di sconto se i figli sono sei.


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