Non profit
Ciro Corona: «Inizio lo sciopero della fame per difendere la mia Scampia»
Oggi all’esterno di Palazzo San Giacomo a Napoli parte il presidio spontaneo per salvare l’officina delle culture Gelsomina Verde, sede dall’associazione (R)esistenza Anticamorra fondata da Ciro Corona: «Per disinteresse politico si vuole far morire un luogo che accoglie minori e cittadini, uno spazio dove tutti i giorni si propone un modello alternativo all'illegalità e alla cultura camorristica»
di Anna Spena
Oggi alle 11.00 all’esterno di Palazzo San Giacomo a Napoli parte il presidio spontaneo per salvare l’officina delle culture Gelsomina Verde, sede dall’associazione (R)esistenza Anticamorra fondata da Ciro Corona. Corona è tra le 36 onorificenze al Merito della Repubblica con cui il Presidente Mattarella ha premiato gli italiani che hanno speso le loro vite per la solidarietà, il volontariato, l’inclusione sociale. Trovate la sua storia qui.
L’associazione è nata ufficialmente il 21 marzo del 2008, giornata nazionale della legalità e anno della "tregua" della faida di Scampia. «Cerchiamo», racconta Corona, «soprattutto di dare modelli educativi sani e punti di riferimenti alternativi a ragazzi che crescono mitizzando i boss di quartiere e che non hanno scambi culturali e confronti estranei al ghetto». La sede dell’associazione è l’officina delle culture Gelsomina Verde: «Quando siamo arrivati qua dentro», ricorda Corona, «abbiamo tolto 45 bidoni di siringhe e 12 camion della spazzatura. Abbiamo spalato fango, vomito, escrementi. Oggi il centro ospita altre 13 realtà. C’è una biblioteca, una palestra, un bar, la sala computer. Prima del Covid passavano in media 400 persone al giorno. Oggi la camorra non è più il modello vincente, non conviene schierarsi con lei, ma servono risposte concrete per uscire dall’abbandono e la povertà. Se nasci a Scampia o scappi o ti schieri con la camorra. Ma se né scappi, né ti schieri allora scegli di resistere sul territorio per cambiarlo». Da quattro anni la struttura sede dell’associazione non ha contratto: «siamo aperti», dice Corona, «ma ora le assicurazioni sono scadute e non possono accedere alla struttura né volontari, né minori, né cittadini. L'Officina delle Culture Gelsomina Verde di Scampia continuerà ad essere costretta a vivere in modo quotidiano nell'illegalità. Per un centro polifunzionale, ex piazza di spaccio, oggi presidio di antimafia sociale è un paradosso che violenta l'anima e la motivazione di chi lo vive».
Ma perchè la sede è “abusiva”? «Quattro anni fa», spiega Corona, «l’immobile è stato dato alla società Asia, che aveva un buco in bilancio. Abbiamo chiesto più volte alla vecchia amministrazione di risolvere la questione, ma hanno solo posticipato il problema. La stessa Asia, che non utilizza la struttura, avrebbe potuto cambiare il suo statuto per lasciarcela in comodato d’uso gratuito. Ma non l’ha fatto».
Corona inizierà oggi suo sciopero della fame, nel rispetto della normativa anticovid non ci sarà un presidio fisico ma chiunque tiene a cuore la storia e il futuro della struttura può unirsi al presidio in modo virtuale mandando una mail al Sindaco Manfredi, al vicesindaco Filippone, all'assessore all'ambiente Mancuso, all’assessore alla legalità De Iesu, all'associazione (R)esistenza in copia.
«Oggi le sorti dell'Officina delle culture – delle tredici realtà che la abitano, delle quattrocento persone al giorno che la vivono – è completamente nelle mani dell'attuale Amministrazione da Lei presieduta», si legge nella nota. «La questione però è ancora ferma e lo è da quattro anni: bisogna restituire al territorio la struttura che oggi è proprietà di Asía, la quale ha interrotto ogni tipo di collaborazione nella risoluzione del problema. Tutti noi abbiamo aspettato la risoluzione del problema del "debito ingiusto", sapevamo che la scadenza per queste problematiche era il 17 dicembre e tutti abbiamo sperato che si risolvesse nel migliore dei modi. Ora non è più possibile aspettare. In una Città Capitale del Sud ci saranno sempre problematiche imminenti, al cospetto delle quali ci sarà sempre un'emergenza politica più o meno grave. Quella dell'Officina deve essere affrontata: tredici realtà sociali che non posso lavorare, una casa famiglia per bambini che non può essere inaugurata, biblioteca e aula multimediale chiuse, la struttura che comincia a dare cedimenti strutturali per le infiltrazioni d'acqua, le assicurazioni tutte completamente scadute, fondi e bandi ai quali non si può accedere per mancanza della titolarità. Non c'è più tempo. Nessuno di noi oggi può più assistere, passivo, alla chiusura lenta di un'oasi nel deserto, di un modello culturale, economico e pedagogico stimato in tutta Italia. Non è possibile andare oltre con i tempi. Per questi motivi, a Lei, Sindaco di Napoli, lanciamo un ultimo appello: ponete all'odg del prossimo Consiglio Comunale la risoluzione della vicenda Officina delle Culture "Gelsomina Verde", una struttura che da quattordici anni organizza il coraggio, coltiva la speranza, riconosciuta dal Presidente della Repubblica e, fino ad ora, dimenticata anche da voi».
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