Unione Europea

Cipro l’isola europea divisa da 60 anni

Pochi sanno che la missione di peace-keeping delle Nazioni unite di più lunga durata si trova all'interno dei confini dell'Unione europea, più precisamente a Cipro. Dal 1964, quindi da sessant'anni, un contingente multinazionale di caschi blu dell'Onu opera sull'isola

di Paolo Bergamaschi

Nicosia una capitale divisa da sessant'anni

L’Unione europea modello di pace, modello di riconciliazione, modello di convivenza. Tutto vero, in linea con la lungimiranza visionaria dei padri fondatori Schuman, Monnet, Adenauer e De Gasperi che negli anni cinquanta dello scorso secolo seppero disegnare un futuro comune mettendosi alle spalle le ruggini ancestrali che avevano sconvolto per generazioni il vecchio continente. Non così vero, però, dal 2004, l’anno del grande allargamento dell’Ue. Non c’è dubbio che l’ampliamento dell’Unione ha costituito un’efficace azione di diplomazia preventiva che ha gestito con successo il passaggio dei paesi dell’Europa orientale da un regime a partito unico alla democrazia, dall’economia di piano a quella sociale di mercato. Con un uso mirato di incentivi finanziari e di assistenza tecnica subordinata ad un programma di riforme Bruxelles ha saputo guidare un periodo di transizione per nulla facile. Basti guardare, come controprova, a quanto accaduto nell’ex spazio sovietico dove la transizione è stata costellata da uno strascico di conflitti irrisolti e contraccolpi nostalgici. Il potere trasformativo dell’Ue ha plasmato i paesi candidati mettendoli nelle condizioni di assumere a pieno titolo il ruolo di Paese membro.

Il caso Cipro


C’è, tuttavia, un’eccezione, troppo spesso trascurata oppure deliberatamente dimenticata. Pochi sanno che la missione di peace-keeping delle Nazioni unite di più lunga durata si trova all’interno dei confini dell’Unione europea, più precisamente a Cipro. Dal 1964, quindi da sessant’anni, un contingente multinazionale di caschi blu dell’Onu opera sull’isola con il mandato di prevenire la ricorrenza degli scontri, contribuire al mantenimento dell’ordine, fare rispettare il cessate-il-fuoco e presidiare la zona cuscinetto che separa la zona settentrionale da quella meridionale. Cipro è un’isola divisa in due parti: a nord-est vive la comunità turco-cipriota, a sud quella greco-cipriota. Di fatto due gabbie etniche a seguito dell’invasione dell’esercito di Ankara intervenuto, dopo anni di scontri intercomunitari, per sventare un colpo di stato che aveva come obiettivo l’unificazione dell’isola alla Grecia allora in mano alla dittatura dei colonnelli. Sono 30.000 i soldati turchi di stanza nella parte settentrionale dell’isola che nel 1983 ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza sotto il nome di Repubblica Turca di Cipro del Nord riconosciuta, però, solo da Ankara. Per contro, la Repubblica di Cipro è l’unico soggetto giuridicamente riconosciuto dal diritto internazionale anche se controlla solo due terzi dell’isola e, di fatto, rappresenta solo la comunità greco-cipriota.

Il conflitto fra un paese membro e uno candidato

Quando negli anni novanta Cipro ha iniziato il suo percorso di avvicinamento all’Ue Bruxelles si auspicava che il processo di adesione potesse fungere da catalizzatore per giungere alla riunificazione delle due parti. Purtroppo, non è andata così. Nell’aprile del 2004 il piano di pace proposto dalle Nazioni unite sottoposto a referendum dopo laboriosi negoziati tra le due comunità è sorprendentemente naufragato per il no dei greco-ciprioti che, al contrario dei turco-ciprioti, hanno bocciato in massa la proposta. Tutto da rifare, quindi, non fosse che il treno dell’adesione all’Unione era ormai quasi arrivato a destinazione e nel maggio di quello stesso anno la Repubblica di Cipro è entrata ufficialmente nell’Ue. Così ci si trova con un Paese membro che governa solo una parte del suo territorio con l’altra in cui l’applicazione del diritto comunitario è sospesa. Dopo che nel 2017 a Crans Montana, in Svizzera, anche l’ultimo tentativo di portare a termine il ricongiungimento è fallito per l’indisponibilità dei rappresentanti greco-ciprioti al Segretario generale dell’Onu non è restata altra scelta che congelare la questione occupandosi di altro. L’Ue, così, ha ereditato un conflitto fra un Paese Membro e uno candidato, la Turchia, che non è in grado di mediare perché non è più parte terza. In conclusione, l’incapacità di risolvere la questione cipriota rimane una macchia indelebile sul curriculum di pace dell’Unione.

Qualcuno può legittimamente chiedersi come sia possibile mettere ordine in casa d’altri se non si è in grado di mettere ordine in casa propria. È un discorso lungo e complicato alla luce di quella che potrebbe essere l’Ue nel 2030 con al suo interno paesi come Serbia, Kosovo, Ucraina, Georgia e Moldavia impantanati in conflitti di lunga data

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