di Marco Vitale
Nell’insegnamento della strategia aziendale ci sforziamo di addestrare gli studenti a cogliere i segnali deboli di nuovi possibili sviluppi, a non aspettare che le cose siano chiare e consolidate ma a vederne l’inizio appena esso affiora, a percepire la nuova piantina appena essa si intravede spuntare dal terreno, ancora così piccola e sottile da confondersi con esso. Solo così sarà possibile curare la nuova piantina per tempo, innaffiandola, nutrendola, proteggendola dalle intemperie, in modo da aiutarla a sopravvivere ed a crescere.
È, forse, l’antica dimestichezza con questa disciplina che mi porta ad una riflessione più positiva di quanto comunemente si faccia, sullo stato del nostro Paese e sul suo futuro. Intendiamoci, i mali del nostro Paese sono tanti, gravi, conosciuti e conclamati ed io stesso li continuo a denunciare senza stancarmi. Ma se ci mettiamo in una prospettiva un po’ più distaccata del solito, con una visione un po’ più ampia e di lungo periodo, magari pensando a che sarà l’Italia nel 2018, sganciata dal metro di misura della cronaca quotidiana, se ci sforziamo di guardare il nostro quadro in termini globali e dall’esterno, un po’ come fa Brueghel nei suoi straordinari ritratti delle stagioni, forse quello che ci appare non è quella catastrofe che ci diciamo tutti i giorni, quel “va tutto male” che ci ossessiona, ci rattrista, ci demoralizza, e quindi ci indebolisce e ci impoverisce.
Certo il quadro rappresenta ancora un inverno, ma un inverno alla Brueghel appunto, con una sua armonia, una sua naturalezza, una sua profonda bellezza, un inverno che ci fa capire che “sotto il gelo” la natura continua il suo corso e prepara la primavera. Insomma, a me l’Italia non appare quello sfacelo che ci diciamo quotidianamente, ma vedo in essa segnali positivi, dei quali voglio elencare i più importanti.
La rivincita contro la mafia
Nel 2007 le squadre speciali delle forze dell’ordine, giovani coraggiosi e di valore, dando prova anche di grande efficienza e di sapere usare “intelligence” e tecnologie sofisticate, in collaborazione con giovani magistrati di altrettanto valore, hanno portato a segno la grande rimonta, iniziata dopo le stragi del 92, infliggendo alla mafia una sconfitta storica. A questi successi hanno fatto eco, con preziosa sintonia, gli imprenditori innalzando, per la prima volta da sempre, la bandiera della resistenza e della guerra di liberazione contro il racket e l’illegalità; ed hanno risposto amministratori pubblici responsabili e coraggiosi, come il sindaco di Gela, una città messa in croce dalla mafia, e molti cittadini siciliani che hanno testimoniato la loro presenza riempiendo il Teatro Biondo a Palermo, nella manifestazione contro il racket, mentre anni fa analoga manifestazione era andata deserta, e applaudendo le forze dell’ordine che hanno catturato i Lo Piccolo. Chi conosce la Sicilia sa che questa è solo una battaglia e che, per vincere la guerra, la strada è ancora lunga. Ma la battaglia vinta è una battaglia importante, e può rappresentare una svolta culturale e operativa fondamentale per l’intero Paese.La tenuta della media impresa
Da anni ripeto che la media impresa italiana, ossatura portante della struttura produttiva italiana, ha realizzato un processo di rinnovamento profondo non più solo nei processi ma sul prodotto e, più in generale, su tutti i fattori che determinano la posizione competitiva. Ma, forse, questo processo è stato più profondo e più solido di quanto immaginassimo. Questa è la buona notizia che ci consegna il 2007, nel corso del quale, anche di fronte alla grave debolezza del dollaro, la media impresa di qualità ha dimostrato una tenuta non usuale in passato.Il recupero della grande industria
Il 2007 ha segnato non solo lo spettacolare recupero della Fiat, ma ha visto altri sviluppi della grande industria. Metto al primo posto l’azione dell’Enel che, bloccata da sempre dalla cattiva politica in una dimensione provinciale, per la prima volta si è messa sul piano che le compete, e cioè quello di una multinazionale dell’energia, con le eccellenti operazioni Endesa e l’accordo con Edf. A questi felici sviluppi si aggiunge la buona salute e la buona politica internazionale di Eni, Finmeccanica, Fincantieri, Techint e di altre imprese di qualità come Luxottica, ltalcementi e altre. Cresce lo spirito d’impresa
Lentamente e faticosamente, ma con continuità, lo spirito d’impresa conquista spazi in nuovi territori che, tradizionalmente, avevano preferito politiche assistenziali, parassitarie e clientelari. Nel corso del 2007 ho completato uno studio sull’economia campana, nel corso del quale sono rimasto sorpreso nello scoprire le enormi potenzialità economiche e imprenditoriali di questa magnifica regione quando riesce a liberarsi (come sta facendo) della mentalità assistenziale e dell’abbraccio soffocante della cattiva politica, quando riesce a ribellarsi al “pizzo del voto”.Proprio a fine 2007 è stato inaugurato a Nola un grande, avveniristico centro commerciale e di servizi progettato da Piano (chiamato Vulcano Buono) che completa un progetto pluridecennale di grande respiro, comprendente oltre al Vulcano Buono, il Cis, uno dei più grandi centri di commercio all’ingrosso d’Europa e uno dei più importanti interporti italiani e del Mediterraneo. Cito questa esemplare realizzazione come testimonianza della capacità di fare impresa che sta crescendo anche al Sud.
Persino la politica
Persino la politica sembra essersi rimessa in moto. La nascita del Pd, pur con tutte le insoddisfazioni, forzature, limitazioni che ne hanno caratterizzato la nascita, è un passo positivo che porta in grembo importanti potenzialità. La potenzialità maggiore è che essa può rappresentare la base per semplificare la sinistra e isolare le fasce estreme del superstite fondamentalismo comunista. Sul centrodestra, la recente iniziativa di Berlusconi, pur avendo dei caratteri un po’ avventuristi, porta con sé la potenzialità positiva di semplificare l’area e di porre una più corretta gerarchia, secondo la rispettiva forza elettorale, tra i partiti di quella stessa area. Nell’insieme la politica si è rimessa in moto e il messaggio che il 2007 lascia è che esiste la possibilità che il 2008 ci porti una legge elettorale decente, che riduca la inaccettabile frantumazione partitica dove ogni “capataz” si fa il suo partitino.Questi cinque segnali (unitamente al fatto che nelle città e nei paesi sono sempre più numerose e attive le associazioni civiche impegnate, in positivo, sui temi della convivenza) mi permettono di dire che, nonostante tutto il senso di sfasciume che ci circonda, il 2007 ci dà gli elementi per immaginare un futuro. Con gli auguri che in tutti la speranza si rafforzi.
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