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Cinque

Ormai ci siamo, fra pochi giorni il cinque sarà il numero dell’anno. Un numero non qualunque, che racchiude in sé il simbolo dell’umanità e prepara al sovrumano

di Alter Ego

Cinque. Cinque come zero cinque. Ovvero duemilacinque. Cinque come una lustratio oltre il Duemila. Se Gioacchino da Fiore preferiva il 10, il cinque ha una posizione davvero particolare, poiché può essere la perfetta raffigurazione dell?uomo microcosmo, quanto alludere alla stella della Cabala, con significato alquanto malefico.
Nel dodicesimo secolo, è Ildegarda di Bingen a rappresentare il rapporto tra il cinque e l?uomo. Infatti nei suoi incredibili disegni – a proposito, tutti dovrebbero guardarseli per la loro bellezza, per i colori, gli accostamenti e gli scenari – l?uomo iscritto nel quadrato si divide, in altezza dalla testa ai piedi, in cinque parti uguali, come anche nel senso della larghezza, con le braccia distese. Inoltre, l?uomo è retto dal numero cinque, poiché possiede cinque sensi e cinque estremità: la testa, le braccia e le gambe. Le rivelazioni che Mosè riceve da Dio sul monte Sinai sono racchiuse in cinque libri e cinque sono le pietre che Davide raccoglie nel letto del torrente per poter affrontare Golia. A questo proposito, Sant?Agostino ci dà una lettura simbolica precisa: «Le cinque pietre di Davide rappresentano i cinque libri della legge di Mosè. La legge, a sua volta, contiene i dieci precetti salutari, dai quali derivano tutti gli altri. La legge è perciò rappresentata contemporaneamente dal numero cinque e dal numero dieci». Contrapposto al cinque, simbolo dell?umanità, vi sarebbe il sei, che rappresenta la potenza del sovrumano. Ma di questo, se Dio vorrà, parleremo l?anno prossimo.

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