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Cinema: Usa, successo per film su genocidio in Rwanda

"Hotel Rwanda" di Terry George ha ottenuto consensi unanimi da parte dei critici statunitensi. C'è chi evoca addirittura oscar strameritati per il regista irlandese e l'attore americano Don Cheadl

di Joshua Massarenti

E’ un film del quale Hollywood e Washington sperano non ci sia un sequel, ma che forse ha gia’ un triste ‘Episodio II’ in preparazione in Sudan. In mezzo alla consueta serie di allegre pellicole natalizie, l’America stavolta ha trovato sotto l’albero anche un film-denuncia, ‘Hotel Ruanda’, che racconta come un pugno nello stomaco il genocidio dell’etnia tutsi nel 1994 e l’indifferenza che lo accompagno’ da parte del mondo occidentale e dell’Onu. La storia e’ quella, reale, di Paul Rusesabagina, il manager di un hotel di lusso di Kigali, la capitale del Ruanda, che i media americani hanno gia’ paragonato a uno Schindler africano, con gli inevitabili paralleli con uno dei film capolavoro di Steven Spielberg, ‘Schindler’s list’. Il regista e sceneggiatore irlandese Terry George ha ricostruito nei dettagli la vicenda dell’albergatore, un hutu, che sfidando, pregando e talvolta corrompendo i guerriglieri della sua stessa etnia offri’ rifugio e salvo’ la vita a 1.268
tutsi.

La critica cinematografica ha usato i superlativi per definire ‘Hotel Ruanda’ e il suo protagonista, l’attore afroamericano Don Cheadle, autore per molti di una ”interpretazione fenomenale” (Chicago Tribune). Lo riferisce l’Ansa secondo la quale “c’e’ chi si e’ spinto a ipotizzare che Cheadle possa essere un temibile avversario per l’Oscar, tra gli attori neri, per Jamie Foxx e la sua versione cinematografica di Ray Charles”. Ma a dieci anni da un genocidio che in 100 giorni vide massacrati circa 800 mila tutsi, il film negli Usa e’ stato accolto anche come un avvertimento di stretta attualita’. Il timore, come ha scritto Margaret Carlson sul Los Angeles Times, e’ che tra qualche anno Hollywood si trovi tra le mani il copione ”di un sequel che nessuno dovrebbe mai vedere”, quello di un ‘Hotel Sudan’.

La sottovalutazione di cio’ che avvenne in Ruanda da parte della Casa Bianca di Bill Clinton e le promesse dello stesso Clinton e di George W.Bush che una tragedia del genere non si ripetera’, si scontrano secondo molti osservatori con cio’ che sta avvenendo nella regione sudanese del Darfur. Gli Usa hanno usato nei mesi scorsi la parola ‘genocidio’ per il Sudan e l’ambasciatore americano all’Onu, John Danforth, nei giorni scorsi ha accusato pubblicamente l’assemblea generale dell’Onu di non star muovendo un dito per agire.

Spunti d’attualita’ che sembrano legarsi con le scene ricostruite nel film, dove un impotente comandante dei caschi blu dell’Onu (Nick Nolte) non puo’ far niente per fermare la follia, mentre il capo della delegazione locale delle Nazioni Unite spiega con brutale franchezza lo stato delle cose al manager-eroe barricato nel suo albergo: ”L’Occidente, le superpotenze, tutto cio’ in cui credi, Paul, pensano che tu sia semplicemente polvere… non vali niente. Sei africano”. Cheadle (‘After the sunset’, ‘Ocean’s Twelve’, ‘E.R.’) e il vero Rusesabagina stanno girando gli Usa per promuovere il film e raccontare come un sofisticato e pacato manager abituato a ospitare e viziare ricchi occidentali, si trasformo’ in un coraggioso protettore di rifugiati. Con la moglie Tatiana, una tutsi, l’albergatore apri’ le porte del lussuoso Hotel des Mille Collines a povere famiglie di tutsi terrorizzati, cercando giorno dopo giorno di salvar loro la vita con trattative, compromessi ed eroiche prese di posizione contro le milizie hutu assetate di sangue.

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