Mondo
Cinema. “Il nostro non è un film antiamericano”
I registi di "11/09/01", da Tanovic a Lelouch, si difendono dall'accusa di aver fatto un film - presentato oggi a Venezia - contro la tragedia degli Usa
Non è un film antiamericano, ma una riflessione, frutto della sensibilità di autori provenienti da tutto il mondo, su una tragedia di portata mondiale. In coro, gli autori del film collettivo 11’09”01 – 11 settembre 2001, presentato come evento speciale al Festival, si difendono dalle accuse di antiamericanismo che hanno preceduto la proiezione al Lido.
”Non farei mai un film per un motivo negativo -spiega il bosniaco Danis Tanovic- non devo essere necessariamente d’accordo con il governo americano, ma nessuno può approvare quello che è accaduto l’11 settembre. Piuttosto, questo è un film che ci invita a riflettere”.
Per il francese Claude Lelouch ”la qualità del film sta nel fatto che tutti si sono espressi in libertà. Se ci fossimo incontrati, se avessimo studiato un complotto, io non avrei mai partecipato. Il film non è affatto antiamericano ma non è nemmeno pro-Stati Uniti”. Il regista francese ha scelto di raccontare il dramma mettendolo in parallelo alla fine di un amore: ”quello che volevo dire è che le singole sofferenze devono sempre misurarsi con le grandi sofferenze del mondo. Quel giorno, milioni di persone hanno misurato il proprio dolore con quello che è successo a New York”.
Anche l’israeliano Amos Gitai chiarisce che il film collettivo ”non è contro gli Stati Uniti, è contro un avvenimento. Il fatto è che gli americani vogliono vedere solo l’immagine delle due torri, ma lo scopo di noi registi non poteva essere semplicemente questo. A me piace sottolineare che in questo caso un evento drammatico ha prodotto arte”. E se Lelouch spiega che ”il cinema è fatto per curare malattie e superare i traumi”, l’iraniana Samira Makhmalbaf spiega che ”attraverso le immagini della Cnn e della Bbc abbiamo visto solo un punto di vista, questo invece e’ un film-dialogo che propone punti di vista diversi e che si sforza di capire cosaè successo in tutti noi”. Il produttore e soggettista francese Alain Brigand ha spiegato, invece, come sono nate le polemiche intorno al film raccontando anche la genesi del progetto. ”E’ stata la rivista Variety a pubblicare un pezzo critico. Lo stesso autore, però, ha poi ammesso che così voleva colpire gli interessi del gruppo Vivendi. Io non so cosa sia antiamericano, so solo che le critiche sono salutari. Quando all’indomani dell’11 settembre ho visto le immagini della tragedia ho capito che a quelle immagini si doveva rispondere con altre immagini. Tutto il mondo ha condiviso quella tragedia. Questo non è un film celebrativo ma un punto di vista su un dramma espresso in piena libertà da autori diversi”.
Il messicano Alejandro Inarritu, da parte sua,sottolinea che ”le critiche sono sane e vanno ascoltate quandoprovengono da ogni parte del mondo. L’arte deve fare sorgere domande e l’obiettivo del film è proprio questo: far riflettere. Per quello che mi riguarda, ho avuto molta paura ascoltando sia Bush che Bin Laden parlare del bene e del male citando Dio. Ho pensato che l’uomo utilizza Dio per giustificare ogni tipo di azione”.
11’09”01 – 11 settembre 2001 è ancora in attesa di un distributore americano, anche se i produttori spiegano di essere in trattative. Per quello che riguarda l’Italia, il film uscirà con 65 copie l’11 settembre ,ma nel nostro Paese, ben due sale appartenenti al circuito Multiplex dell’Uci, una delle quali a Roma, hanno rifiutato il film sostenendo che si tratta di un prodotto antiamericano.
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