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CINEMA. Arriva in Italia il nuovo Pasolini africano
Haile Gerima con il suo Teza è il vero fenomeno del cinema del continente nero. Dopo aver vinto a Venzia ha sbancato anche il Fespaco. Il 19 sarà in Italia. Il 27 il suo film sarà nelle sale
di Redazione
Passera’ alla storia come il film africano piu’ premiato. E’ “Teza” di Haile Gerima (il 19 marzo il regista sarà in Italia per presentare il suo film, che approderà nelle nostre sale il 27 distribuito dalla Ripley’s Film) che, dopo il Premio Speciale della Giuria e l’Osella per la migliore sceneggiatura all’ultima Mostra del cinema di Venezia, si e’ aggiudicato ieri il primo premio (Etalon d’or) al Festpaco, lo storico Festival panafricano del cinema e della televisione di Ouagadougou, in Burkina Faso. Il riconoscimento è solo l’ultimo in ordine di tempo.
Oltre ai premi veneziani, il film di Gerima aveva vinto in precedenza il Tanit d’oro, il Premio Miglior sceneggiatura, Miglior fotografia, Migliore musica, Migliore attore non protagonista al Festival del Cinema di Cartagine 2008 (accaparrandosi pertanto i cinque maggiori riconoscimenti, fatto mai accaduto nella storia del festival) e il Gran Premio Licorno d’oro al Festival Internazionale del Film di Amiens 2008.
Ambientato ai tempi della dittatura di Mengistu (1974-1991), “Teza” racconta di Anberber, un uomo originario dell’Etiopia emigrato in Germania. Il suo obiettivo è quello di studiare per garantire un futuro migliore a se stesso e al suo popolo. Ma una volta tornato in patria si scontra con la triste e dura realtà. Haile Gerima è emigrato negli Stati Uniti nel ‘68 e fino a metà anni ‘70 è stato docente universitario a Washington. “Teza” è un po’ “La meglio gioventù” africano che ripercorre con toni potenti e struggenti la storia etiope, dalla caduta del Negus al regime dittatoriale del colonnello Mengistu. Il regista sviluppa il racconto su tre piani temporali: presente, passato e sogno. In primo piano c’è l’ instabilità politica dell’ Etiopia (prima, durante e dopo l’ indipendenza), i problemi causati dalle amministrazioni autoctone e l’ impatto distruttivo prodotto dalla cultura cristiana-occidentale e dal pensiero marxista sulla cultura tradizionale.
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