Welfare

Cina: torturata attivista pro maternit

Mao Hengfeng ha voluto metter al mondo due figli contro la poitica governativa di contenimento delle nascite

di Gabriella Meroni

Una mamma che ha sfidato la politica del governo cinese a favore della limitazione delle nascite e’ stata sottoposta a tortura in un campo di rieducazione. La denuncia arriva da un’organizzazione a favore dei diritti umani, che ha voluto anche rendere pubblica la storia della coraggiosa madre: Mao Hengfeng, che ha voluto metter al mondo due figli e poi e’ diventata un’attivista per il diritto alla maternita’, sta scontando 18 mesi di lavori forzati in un campo dove ha subito pesanti torture fisiche: “Secondo nostre fonti -ha denunciato l’associazione Diritti Civili in Cina- i secondini le hanno legato i polsi e le caviglie con stringhe di pelle e poi, con la donna penzolante a mezz’aria, hanno cominciato a tirare gli arti in differenti direzioni, chiedendole di riconoscere la sua colpevolezza”. La battaglia di Mao contro il governo di Pechino risale alla fine degli anni ’80, quando la donna, infrangendo la legge per il controllo delle nascite, decise di mettere al mondo un secondo figlio, nonostante le pressanti insistenze affinche’ abortisse. Quando il bimbo nacque, la donna fu licenziata dalla fabbrica di detersivi in cui lavorava e a quel punto comincio’ un braccio di ferro con le autorita’ per riavere il posto di lavoro. Ma quando si presento’ alla prima udienza del processo, era incinta al settimo mese del terzo figlio. Il giudice le propose uno scambio: assoluzione in cambio dell’aborto. Mao si piego’ alle pressioni, ma dopo l’interruzione della gravidanza il tribunale decise comunque che, avendo infranto la legge, la fabbrica aveva fatto bene a licenziarla. A quel punto la donna ha cominciato una battaglia protrattasi quindici anni per affermare il suo diritto a lavorare e ad avere diritti di base; una battaglia che pero’ non sembra aver avuto buon esito.


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