Economia

Cina: aumentano del 27% le morti per avvelenamento dei cibi

Il gigante asiatico continua a non rispettare gli impegni assunti sulla sicurezza alimentare

di Redazione

A rischio non ci sono solo il latte cinese ed i suoi derivati ma anche i prodotti lattiero caseari del falso Made in Italy realizzati in Cina come ad esempio la caciotta e il pecorino “naturali e italiani” fatti stagionare dal latte di mucche e pecore allevate nel distretto di Shanghai e confezionati nel gigante Asiatico con tanto di bandiera italiana. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che lo scandalo del latte prodotto in Cina contaminato dalla melamina ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità la mancanza di garanzia sanitarie e qualitative che offrono i prodotti taroccati Made in China.
 Se per il consumatore italiano le “falsificazioni” presenti sul mercato cinese possono apparire stravaganti come ad esempio nel caso del pecorino (Italian cheese) con raffigurata sulla confezione una mucca al posto della pecora, la situazione – sottolinea la Coldiretti – è diversa per gli stranieri che possono essere ingannati sulla reale origine del prodotto in vendita.
 Occorre bloccare la mozzarella e gli altri formaggi taroccati che si moltiplicano sugli scaffali dei supermercati cinesi con il crescere della domanda interna e che provocano danni economici e di immagine incalcolabili alla produzione nazionale perché rischia di radicarsi nei consumatori una idea del Made in Italy che non ha nulla a che fare con il prodotto originale. L’emergenza del latte alla melamina – continua la Coldiretti – deve dunque essere l’occasione per un impegno concreto nei confronti dell’agropirateria a garanzia della trasparenza nel commercio ma anche della qualità e della salute dei cittadini.
 Anche se non esporta latte e suoi derivati in Italia, la Cina è il Paese che ha ricevuto dall’Unione Europea il maggior numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, sulla base della Relazione sul sistema di allerta per alimenti e mangimi nel 2007. Su un totale di 2933 notifiche ben 390 – sottolinea la Coldiretti – sono state rivolte alla Cina per pericoli derivanti  dalle contaminazioni dovute sopratutto a  materiali a contatto con gli alimenti per la migrazione, non solo di metalli pesanti, ma anche di ammine aromatiche, ftalati ed adipati. Numerosi peraltro anche i casi di presenza di residui farmaci veterinari o di micotossine.
 Si tratta – precisa la Coldiretti – della conferma della presenza di gravi difficoltà da parte del gigante asiatico di adeguarsi alle norme di sicurezza alimentare nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale. Il latte in polvere contaminato è dunque solo l’ultimo caso che getta un ombra sulla campagna di immagine sulla sicurezza avviata dal Governo cinese dopo la messa sotto accusa per i rischi alla salute di dentifrici, alimenti per animali domestici a causa della presenza irregolare di melamina tossica, anguille, pesce gatto, ma anche succhi e conserve con pericolosi additivi. Nel Paese asiatico si registrato un aumento del 27 per cento delle morti per avvelenamento da cibo nel 2007, rispetto all’anno precedente e le autorità sono intervenute con il ritiro delle licenze per la produzione a centinaia di industrie alimentari per problemi legati alla sicurezza.
 L’Italia non importa latte e suoi derivati dalla Cina, ma nel 2007 – sottolinea la Coldiretti – sono quasi triplicate le importazioni di pomodoro concentrato per un quantitativo che equivale a circa un quarto dell’intera produzione di pomodoro coltivata in Italia. Se il pomodoro in scatola rappresenta circa un terzo del valore delle importazioni nazionali con un quantitativo di 140 milioni di chili, dalla Cina – precisa la Coldiretti – arrivano anche aglio, mele e funghi in scatola. Di fronte all’estendersi dell’allarme sui rischi dei prodotti cinesi occorre immediatamente – conclude la Coldiretti – estendere l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti per favorire i controlli, permettere l’immediato ritiro dal mercato dei prodotti eventualmente pericolosi e garantire così la sicurezza dei cittadini.


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