Cresce l’attesa per il ballottaggio di gennaio
Il banco di prova sarà il ballottaggio in programma il prossimo 17 gennaio ma le previsioni per Sebastián Piñera, candidato del centro-destra in Cile per le Presidenziali sembrano essere tutte a suo favore. Del resto ha passato il primo turno lo scorso 13 dicembre con il 44.67% dei voti, seguito dal suo rivale Eduardo Frei candidato della Concertación (centro-sinistra) con il 32.08%.
La probabile vittoria di Sebastián sarebbe il coronamento di una carriera costellata di successi. 60 anni, quattro figli, miliardario, un dottorato ad Harvard, Piñera economista di professione è politico per passione. Nel 2005 per un soffio ha rischiato di sconfiggere Michelle Bachelet alle presidenziali che fu appunto lei a vincere. Quattro anni dopo ci riprova approfittando della crisi economica e costruendo il consenso sulla ripetizione ossessiva di una parola: «cambiamento». Piñera non è decisamente un volto nuovo. In politica è entrato, infatti, nel 1990 quando è stato eletto in qualità di senatore mentre proprio quest’anno “Forbes” lo ha messo al 701esimo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, con una fortuna stimata di più di un miliardo di dollari.
Il candidato dell’Alianza por Chile, questo il nome del suo partito, è tra le altre cose proprietario di una televisione (“Chilevisión”), detiene il 27% della compagnia aerea Lan Chile e il 13% del Colo Colo, la squadra di calcio più nota e popolare del Paese. Per non parlare poi delle decine di sue partecipazioni in società come Quiñenco, Enersis, Soquimich. La sua fortuna è associata in gran parte al ruolo avuto nell’introduzione e diffusione delle prime carte di credito in Cile alla fine degli anni ’70 e al successivo coinvolgimento nell’acquisto della Lan appunto.
Il curriculum di Piñera è macchiato da una richiesta di arresto nel 1982 con l’accusa di aver violato la legge bancaria quando era amministratore delegato della Banca di Talca. Viene però assolto dopo 24 giorni trascorsi in latitanza. Nel 1992 uno scandalo lo travolge impedendogli di candidarsi per il suo partito alle presidenziali. Un’intercettazione telefonica rivela, infatti, una sua cospirazione contro l’altro candidato Evelyn Matthei. Piñera sarà costretto a ritirarsi. Nel 2007 un’altra bufera. La multa del fisco cileno con l’accusa di aver commesso nel 2006 insider trading su azioni della compagnia aerea Lan. In quell’occasione Piñera nega ogni responsabilità accusando l’opposizione di un attacco politico alla sua immagine.
Nonostante queste vicissitudini Piñera si presenta come l’uomo simbolo della destra cilena che ancora oggi si trova costretta a fare i conti con la pesantissima eredità di Pinochet e della sua dittatura. Del resto il candidato numero uno delle presidenziali ha dichiarato pubblicamente di aver votato «no» nel 1988 al plebiscito contro Pinochet per poi guidare un’altra campagna presidenziale, quella del 1989 di Hernán Büchi, ex ministro ai tempi della dittatura.
Al voto del prossimo 17 gennaio Piñera va però tranquillo. Con queste elezioni presidenziali, infatti, il candidato cileno cerca di far uscire il Paese dalla crisi attuale puntando su una politica estera fondata sul dialogo, in particolare con Paesi come il Perù. Sul fronte interno, invece, ampio spazio viene dato alla scuola e alle generazioni più giovani. Non a caso la sua campagna presenta moltissime somiglianze con quella del Presidente Obama. Cartelli e manifesti con slogan come «Piccoli business, grandi opportunità» o «Delinquenti, la festa è finita» hanno invaso il Cile da nord a sud.
Non mancano, come tutti i candidati alla presidenza di una Repubblica, curiosità rimbalzate dai media internazionali. Ovvero che suo fratello, Miguel Piñera, è un famosissimo musicista cileno e che nel 2008 Sebastián si è sottoposto ad un intervento di blefaroplastica alle palpebre. Vizi e parentele da ricchi, sostengono i soliti populisti della sinistra radicale, peccato che i sondaggi recenti dicano che i cileni confideranno proprio a Sebastián Piñera le loro speranze politiche per i prossimi cinque anni. A meno di sorprese impossibili il prossimo 17 gennaio.
Articolo pubblicato anche sul Giornale del Popolo (Svizzera)
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