Mondo
Cile, mondo della scuola sul piede di guerra
A due anni dalle ultime mobilitazioni di massa, pinguini e professori tornano in strada delusi dalle promesse mancate del governo di Michelle Bachelet. Dura la repressione: almeno 700 arresti
La notizia è di pochi minuti fa: in una ventina, tra professori e dirigenti scolastici delle scuole superiori cilene, hanno occupato l?atrio centrale della Moneda, lo storico palazzo presidenziale di Santiago del Cile, sede della Presidente della Repubblica Michelle Bachelet. Obiettivo dichiarato, bloccare la nuova legge sull?educazione che proprio in queste ore si sta votando alla Camera bassa.
?Una legge ingiusta, discriminatoria, che tramite una serie di accorgimenti favorisce indirettamente l?accesso agli studi alle persone con un altro tenore di vita, penalizzando gli studenti più poveri, che ancora oggi sono la gran parte del paese?, sono le ragioni dei comitati studenteschi che, assieme ai loro docenti, hanno ripreso a protestare e a marciare per le strade della capitale e di varie città del paese a distanza di due anni dalle ultime manifestazioni di massa. Mobilitazioni che, di fatto, si sono rivelate inutili: nonostante le promesse di modifiche all?attuale legge, il Parlamento non ha apportato sostanziali modifiche, se non il nome: da Loce (Ley Orgánica Constitucional de Educación) a Lge (Ley General de Educación).
Per questo motivo, l?esercito bianco dei ?pinguinos? (gli studenti cileni, chiamati così per via della loro uniforme scolastica), è tornato alla carica. Ma questa volta, dall?altra parte, la mano è stata più dure: non sono mancati episodi di aspre repressioni delle marce, che hanno portato ieri, nella sola Santiago, a una trentina di arresti tra studenti universitari e delle superiori, che si sono aggiunti ai circa 700 degli ultimi due mesi.
Per ora, la Bachelet si è limitata ad affermare che ?La Lge è sicuramente meglio della Loce, che venne creata dal regime militare durante la dittatura?.
Con l?occupazione del palazzo presidenziale e gli avvenimenti delle ultime ore (la notte scorsa, a Valdivia, nel sud del paese, una studente di ingegneria di 21 anni è rimasta vittima di un blocco cardiaco durante un attacco dei Carabinieri ai manifestanti ed è tuttora in gravi condizioni), c?è chi teme, nel radicalizzarsi della protesta, una escalation che possa portare a conseguenze ben più gravi, in un paese che non ha mai superato del tutto i 17 anni di feroce dittatura (1973-1990) del generale Augusto Pinochet, morto nel dicembre 2006 all?età di 91 anni.
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