Famiglia

Cicatrici sensibili…

di Jennifer Zicca

Crescendo, anagraficamente parlando, incontro persone che donano oro alle mie ricchezze interiori condividendo con me i loro pensieri e i loro sentimenti. Grazie a questi incontri ho scoperto, con grande tristezza, che avevo la presunzione di aver accettato tutta la mia storia, ma sapete qual è la verità??? E’ bastata una frase di una mamma in un convegno, “Ho quattro figli, dovevo proteggerli anche se avevo paura….”, a farmi crollare le mie certezze addosso, a far scivolare per terra la mia bella maschera di allegria e solarità che mi proteggeva. Già, una frase, completamente inaspettata , mi ha fatta crollare toccando le cicatrici brucianti dentro di me.

Tutti noi abbiamo queste cicatrici, senza distinzione di sesso, luogo di provenienza, età, passato… E questo l’ho scoperto un giorno quando la mia regista mi ha svelato questo segreto: “Ognuno di noi nella propria vita almeno una volta ha detto o dirà ‘Cazzo nessuno mi capisce!!’, oppure “Non ne posso più, voglio morire!!!!!’ o “Non troverò mai….’, o ancora ‘Solo io mi posso capire, solo io so cosa provo e cosa ho provato…’ Qualsiasi persona passa questi momenti…. Ricordatelo sempre…

Storie simili ma uniche al mondo, ognuno potrebbe scrivere un libro ricordando la propria vita, le proprie sensazione, le paure, le gioie.. E sapete qual è la particolarità ancora più sottile di queste storie? E’ che tutti noi assimileremmo quelle parole in modo diverso. Per esempio nel leggere una lettera di gratitudine ai propri genitori di un ragazzino che ha come cruccio della vita una malattia mortale degenerativa potrebbe esserci chi non ha avuto genitori piangere per la dolcezza di quelle parole, chi ha quella malattia potrebbe piangere per la comprensione di quel dolore immenso espresso in quelle poche righe, chi ha perso un figlio per quella malattia potrebbe piangere sperando che da lassù la sua creatura ringrazi come questa creatura..

Negli ultimi mesi ho scoperto anche che ragazzi che come me hanno vissuto un periodo fuori dalla famiglia d’origine tendono a percepire alcune sfumature del tono del racconto in modo univoco fra di loro, una frase o uno sguardo sfiorano le stesse cicatrici di persone molto diverse fra di loro ma ormai diventate simili per la forza che hanno dovuto tirar fuori per superare il buio che hanno dovuto affrontare. “Mi sono sentita etichettata..” ci colpisce in faccia come uno schiaffo, “Ho tanta rabbia dentro per …” un pugno allo stomaco, “Vorrei avere la mia rivincita..” solleticano le cicatrici….

Ogni volta che raccontiamo qualcosa della nostra vita ricordiamoci sempre che il nostro interlocutore potrebbe reagire in mille e un modi diversi da quello che potremmo aspettarci, perché noi non possiamo sapere quale ricordo o cicatrice stiamo toccando pronunciando quelle parole. Ascoltiamo e raccontiamo noi stessi ricordandoci che queste azioni devo arricchire ed arricchirci non pugnalarci.

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