Economia

Cibo sprecato, una ong inventa un’app per recuperare l’incolto nei campi

Sono più di 20 milioni le tonnellate di cibo perduto dalla raccolta alla vendita: un’idea dell’ong piemontese LVIA per non sprecare alimenti preziosi e garantire la sicurezza alimentare alle fasce più deboli della popolazione

di Donata Columbro

Limiti nelle tecniche agricole e nelle infrastrutture per il trasporto e lo stoccaggio, eventi climatici, surplus di produzione: sono questi i principali motivi che ogni anno rendono il settore dell’agricoltura “responsabile” di una perdita di cibo, non venduto e non consumato, pari a 17,7 milioni di tonnellate, secondo l’ultimo rapporto del Barilla center for food and nutrition, che raccoglie i dati di Istat, Eurobarometro e Fao. Il centro Barilla divide tra “perdite” e “spreco”: se il primo infatti avviene soprattutto nelle fasi a monte della filiera, per il secondo siamo noi cittadini con i consumi domestici i principali colpevoli.

Lo spreco di cibo è anche causa di riscaldamento climatico: nel 2011 in Europa gli sprechi alimentari rappresentavano il 16 per cento di tutte le cause di inquinamento dei paesi membri dell’Ue. Come interrompere questo ciclo vizioso? Ci vuole provare l’ong piemontese LVIA, con la realizzazione di un’applicazione web e mobile, che si chiama Social Food, per riportare in vita la pratica della Spigolatura, ovvero la “raccolta delle spighe nei campi dopo la mietitura”, cioè il “raccolto dell’incolto”.

Il progetto è finalizzato a ridurre l’impatto economico e ambientale dello spreco alimentare: in Italia infatti, se da un lato il 9% della popolazione ha difficoltà nell’accesso al cibo, il 16% della produzione ortofrutticola viene perso in fase di raccolta, spiega Nicoletta Gorgerino, responsabile del progetto per Lvia. L’idea è quella di creare una relazione tra produttori e cittadini volontari, i quali potranno recarsi direttamente nei campi e raccogliere prodotti che andrebbero altrimenti sprecati.

Per il progetto l’ong ha vinto il premio speciale dell’innovazione Sodalitas-TIM, che si è concretizzato in una partnership con Tim per aprire una campagna di crowdfunding sulla piattaforma WithYouWeDo. «Tutto parte da un riflessione più ampia sull’impegno di Lvia in Africa e in Albania, per garantire la sicurezza alimentare, e in Italia con le attività di educazione alla cittadinanza mondiale e agli stili di vita consapevoli. Insieme a ONG 2.0 abbiamo provato a costruire un progetto per abbinare la tecnologia partendo dalle esigenze del territorio», continua Gorgerino.

Perché avete deciso di occuparvi di questo aspetto dello spreco alimentare?
Esistono diverse applicazioni per la lotta contro lo spreco, ma soprattutto nell’ambito della grande distribuzione, mentre per quanto riguarda la lotta allo spreco a monte, e in particolar modo nei campi agricoli, ci sono ancora poche iniziative. Ci interessava questo aspetto per valorizzare il cibo incolto e per far diventare il rifiuto una risorsa. Infatti, l’incolto che marcisce è anche un danno economico per gli agricoltori: la terra deve essere lavorata e rimessa a nuovo.

Come funzionerà concretamente l’applicazione?
Il sistema su cui si basa è un WebGIS, ossia un sistema informativo geografico on line – sviluppato e utilizzato in open source – per connettere i produttori provvisti di eccedenze di cibo con gruppi di cittadini-spigolatori coordinati da associazioni del terzo settore. Questi ultimi si faranno carico della raccolta e della redistribuzione delle eccedenze a famiglie bisognose e a migranti.

Cosa permette la realizzazione di una simile applicazione a livello territoriale?
Sicuramente un cambiamento nella prospettiva a livello istituzionale: i vecchi piani di sviluppo rurale a livello regionale prevedevano contributi per “distruggere” il cibo in eccesso, mentre ora questi contributi si stanno convertendo in finanziamenti per idee e iniziative per valorizzare gli sprechi. Con la regione Piemonte stiamo portando avanti un dialogo per inserire la Spigolatura in queste voci di bilancio e offrire così un incentivo ai produttori.

Da dove si comincia?
La fase pilota di sperimentazione partirà da Lagnasco (CN) a forte vocazione ortofrutticola, in collaborazione con una delle più grandi organizzazioni di produttori del Nord Italia, con l’obiettivo di replicarlo su altri territori.

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