Politica

Ciarlo: la cooperazione italiana deve puntare su migrazioni e accesso all’energia

Era uno dei cinque nominati per assumere la guida dell'Agenzia. Emilio Ciarlo, noto per il suo contributo alla Legge 125, alimenta il dibattito lanciato da Vita.it dopo l'intervista realizzata alla Direttrice dell'Agenzia per lo sviluppo, Laura Frigenti, indicando due temi prioritari per la cooperazione italiana: le migrazioni e l'energia sostenibile.

di Emilio Ciarlo

La nascita e l'avvio della nuova Agenzia italiana di cooperazione ha riavviato il dibattito sull'azione internazionale del nostro Paese per lo sviluppo (ancora meglio per il co-sviluppo) e le prime interviste della Direttrice confermano la sua forte sintonia con lo spirito della riforma. Come si sperava, la partenza dell'Agenzia e il patrimonio di relazioni internazionali che Laura Frigenti porta con sé sono riuscite a rafforzare quella curiosità e quell'attenzione verso l'Italia che era nata con il varo della legge 125.

Sebbene per i primi mesi sará inevitabile concentrarsi sui complessi meccanismi di transizione (relativi all’assetto della struttura e alla gestione dei progetti in corso), è utile alzare lo sguardo verso alcune scelte strategiche della nuova cooperazione italiana.

Una prima riflessione riguarda il rapporto tra migrazioni e sviluppo, un settore in cui è legittimo per l'Italia rivendicare la leadership dei processi politici, nell’intento di trasformare, con una mossa di judo, l’insicurezza, l'instabilità e le tragedie, cui oggi esclusivamente si ricollegano i flussi migratori, in opportunità di sviluppo e co-sviluppo. Se, oltre un anno fa, proprio l'Italia ha avuto il suo da fare per inserire il nesso tra migrazioni e sviluppo tra i punti salienti delle conclusioni dei vertici europei sulla cooperazione oggi questo tema è diventato un mantra. Mentre in Parlamento il Pd sta organizzando diversi approfondimenti con il Ministero dell'Interno, l'Oim e l'Unhcr ed ha in preparazione una risoluzione dedicata, qualche giorno fa, sullo stesso tema, si è svolto un riuscitissimo convegno alla Farnesina con la partecipazione del Ministro, delle delegazioni diplomatiche africane e della società civile italiana. Intanto, il vertice della Valletta ha fatto partire un Trust fund (non molto generoso, per la verità) che punta su progetti di cooperazione, inclusione, miglioramento della gestione dei flussi e ha il suo focus proprio sul rapporto tra migrazioni e sviluppo.

Sta al Governo, anche attraverso l'Agenzia, passare dalle idee ai fatti, definendo un processo di valorizzazione reale e organico delle diaspore,

Sta al Governo, anche attraverso l'Agenzia, passare dalle idee ai fatti, definendo un processo di valorizzazione reale e organico delle diaspore, già sperimentalmente inserite nel Consiglio nazionale della cooperazione, magari ragionando con Cassa Depositi e prestiti su forme innovative, agevolate e coordinate di canalizzazione delle rimesse dei migranti oppure ipotizzando forme di "diaspora bond". Certamente la svolta la si avrebbe, però, se #migration4development potesse divenire l'iniziativa italiana per la presidenza G7 del prossimo anno, sancendo politicamente la leadership italiana su un tema che mobiliterebbe la società civile, il mondo profit e avrebbe un profondo significato culturale e politico.

Cambiando tema, una seconda grande carta da giocare riguarda il tema dell'accesso all'energia sostenibile, alla "climate justice" e l'attrazione di questi temi nelle competenze dell'Agenzia per la cooperazione.

Non solo questa scelta è stata già fatta dai nostri partner (i francesi l'hanno addirittura spiegata con un simpatico video), risponderebbe al principio della "coerenza" delle politiche e allo spirito della Legge 125 ma soprattutto consentirebbe di utilizzare i migliori strumenti finanziari (cioe Cassa Depositi) e di accesso alle risorse internazionali non altrimenti attivabili sotto cappelli diversi dalla cooperazione.

Anche qui, alcune cose si potrebbero fare subito.

Convocare un nuovo Comitato interministeriale della cooperazione per discutere il coordinamento tra Ministero dell'Ambiente e Maeci/Agenzia su questi temi, studiare la convenzione tra Agenzia e Ministero ambiente prevista dalla Legge, attivare nel Consiglio Nazionale un Tavolo sull'accesso all'energia sostenibile dove coinvolgere gli attori profit e no-profit, infine inserire il tema energia tra le priorità della cooperazione nella revisione del programma triennale.

Anche qui si tratta di un campo nel quale il know how italiano fatto di approccio inclusivo delle popolazioni, cooperazione territoriale, competenze tecniche e trasferimento tecnologico può far giocare un ruolo di rilievo al Paese nella promozione dello sviluppo sostenibile.

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