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Ciao Nico, dai tuoi libri alla Barbera in compagnia

di Redazione

S’è spento Nico Orengo, giornalista e scrittore, di cui ricordo due titoli piacevolissimi: Il Salto dell’acciuga e Di Viole e Liquirizia. Era ligure e piemontese, avendo il cuore nel Ponente e la casa a Treiso, nelle Langhe, dove nasce il Barbaresco. Lo conobbi nel 1999, quando La Stampa trasformò l’inserto Tuttolibri, che lui curava, nel TTL, ossia due pagine dedicate al tempo libero. Venni assoldato da Gianni Riotta e iniziammo quel percorso che aveva in Nico Orengo il responsabile. Be’, fu un’esperienza piacevole e travagliata, perché si capiva che i libri con i vini, o i romanzi coi salami stridevano agli occhi di chi considerava la cultura un sacrario.
Quando inaugurarono un Salone del Libro di Torino, sulla Stampa Orengo vergò in prima pagina un editoriale dal titolo «Più tomi e meno tome». Come dargli torto davanti all’imperversare dell’enogastronomia in ogni angolo? Quando decisero di scindere i due spazi, credo che abbia tirato un respiro di sollievo. E non gli faceva piacere neppure sapere che quel sodalizio aveva procurato più lettori, che addirittura s’erano abbonati per la sola edizione del sabato. Tre anni fa fummo poi su fronti opposti quando guidai una degustazione di vini liguri nei giardini Hambury. E lui tuonò, perché si dissacrava un museo a cielo aperto. Ma intanto era uscito il suo libro Di Viole e Liquirizia che parlava della degustazione del vino, con immagini di una Langa che forse non c’era più… ma era stata presa dalle suggestioni di Fenoglio. Snobbò il mio libro sui vini per Rizzoli (il Tempo del Vino, 2006), ma ogni tanto mi chiamava per commentare un pezzo che condivideva. A me era simpatico, e mi piace ricordarlo un’estate a Nizza Monferrato con Antonio Ricci, entrambi destinatari del premio al “Matto dell’anno” della cantine Scrimaglio. Era a suo agio con la Barbera e il Pigato di Pippo Parodi, e forse non ha mai voluto dirsi che la cultura con la C maiuscola non stava in un museo ma era pur quella, da cogliere quando la gente vive.

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