Famiglia

Ciampi ha visto cosa accade a Lorizzonte

Qui in un mese sono arrivati oltre mille profughi.Ma i volontari hanno dovuto sostenere da soli tutte le spese di ristrutturazione.Le istituzioni locali li hanno dimenticati.

di Vinicio Russo

Il presidente Ciampi arriva la mattina del 28 giugno, una giornata calda e piena di sole. Scende dall?auto insieme alla moglie e subito si guarda attorno ammirato. Il centro Lorizzonte sorge a Squinzano, in provincia di Lecce, all?interno di una vecchia masseria pugliese ristrutturata, in mezzo alla campagna di ulivi, mura bianche e tegole rosse. Il presidente mi saluta e per prima cosa dice: «Ma che bello, questo posto». Sono orgoglioso ed emozionato di ricevere la sua visita. Oggi sono esattamente 11 mesi che Lorizzonte è aperto. Avevamo cominciato il 28 luglio dell?anno scorso con un?ottantina di persone; a maggio, con la guerra in Kosovo al culmine, ne avevamo più di 1000. Mi sono preparato un breve saluto da rivolgere al presidente e così provo a dirgli le parole di rito: benvenuto signor presidente, siamo molto lieti di averla qui tra noi, è un onore… Poi evidentemente mi impappino. Non lo so, non ricordo come è andata, so che a un certo punto mi trovo a parlare del fatto che qui l?accoglienza dei profughi e degli immigrati sta tutta sulle nostre spalle, che abbiamo speso per riadattare la masseria centinaia di milioni senza ricevere una lira dalla Regione.

Stanziamenti e autorità latitanti
La Puglia ha appena stanziato 1 miliardo e mezzo, è vero, ma nel frattempo i soldi sono già stati spesi, e qui li abbiamo tirati fuori dalle nostre tasche. E il presidente della Regione non è ancora venuto a farci visita, neppure una volta sola. Vedo davanti a me il prefetto che mi guarda, il presidente della Provincia pure. Forse non è il messaggio migliore da trasmettere al presidente appena sceso dalla macchina, ma io queste cose gliele volevo comunque dire, perché è la verità. Ma è lui a sorprendermi. «Questo è inammissibile», dice Ciampi guardando i suoi accompagnatori. «Non è possibile che queste persone oltre a spendere tempo e fatica debbano rimetterci anche dei quattrini. E perché il presidente della Regione non è ancora venuto?», chiede al presidente della Provincia. Lui, un po? spiazzato, balbetta: «Ma ha promesso, dice che entro luglio viene…». «Sì, era ora» intervengo io, che devo essere impazzito. «Dopo un anno…». Comincia così, in un clima di cordiale franchezza, la visita di Carlo Azeglio Ciampi a Lorizzonte. I profughi con l?aiuto gli operatori hanno preparato l?accoglienza. Si fanno avanti dei bambini per donare al presidente e alla consorte alcuni lavori che realizzano nel centro minori. Uno specchio decorato a mano da una bimba cinese colpisce subito la signora Franca. «Mamma mia come è bello, questo lo voglio io, prendetelo» ordina agli uomini del seguito. Quelli eseguono. La signora Ciampi è molto interessata alla sorte dei minori che arrivano in Italia, alcuni addirittura senza genitori né parenti. Le spieghiamo che qui da noi i bambini non solo fanno animazione con gli scout dell?Agesci, ma partecipano anche ad alcuni corsi tenuti da insegnanti specializzati, in collaborazione con il Provveditorato. Si fa avanti il provveditore, ma la signora Franca lo ?scavalca? per parlare con una giovane insegnante: «Fatemi parlare con una donna» sorride. «Che credete voi, solo perché c?avete i pantaloni, di contare di più?».

Assistenza oltre l?emergenza
Il presidente chiede da quali nazioni provengano gli immigrati, e rimane stupito quando gli diciamo che in soli 11 mesi sono passate di qui 9000 persone di 30 nazionalità diverse. «Ma di qui passa il mondo» esclama Ciampi. «Quindi il vostro lavoro coinvolge anche i diritti umani. Avete a che fare con persone perseguitate. Ma vedo che qui trovano l?accoglienza che meritano». Si avvicina il dottor Metrangolo, responsabile del nostro studio dentistico che si è recentemente trasferito da un camper a una struttura permanente. Il presidente e la moglie rimangono colpiti dal fatto che garantiamo agli immigrati un?assistenza medica così accurata, che non si ferma all?emergenza ma arriva alle prestazioni più complesse. E si infilano dentro il laboratorio. Guardano, ammirano, interrogano. «Eh no, il vitto e l?alloggio non bastano» osserva Ciampi. «Ma voi siete arrivati a un livello di accoglienza davvero notevole». L?impressione che ho è che al presidente piacerebbe saperne di più non solo di Lorizzonte, ma del volontariato, dell?impegno delle centinaia di persone che lavorano qui gratuitamente. E infatti non smette di informarsi, di chiedere a tutti come si chiamano e che cosa fanno, allungando la visita di mezz?ora. Entriamo anche nella mensa. «Non è che queste persone per il fatto di essere immigrati possano mangiare come capita» gli spiego io indicandogli le moderne attrezzature da mensa comunitaria sistemate in cucina.
Nel cortile è parcheggiato un Tir della Coop che ci ha donato derrate alimentari per il valore di un miliardo. Il presidente e la moglie quasi non riescono a credere che si tratti di un regalo. «Sul problema degli immigrati non possiamo più affidarci all?improvvisazione», gli dico io che ormai mi sento in confidenza. «Né pensare che tocchi a noi così, per il semplice fatto che siamo sulla costa, siamo i più vicini. No, l?accoglienza la si deve scegliere, programmare, tutto il Paese, insieme istituzioni e volontariato, si tratta di interventi complessi…». Il presidente annuisce. «State facendo un ottimo lavoro, spero che siate abbastanza aiutati. Ma non mi pare e chiederò informazioni a Roma. Sì perché contribuite a dare un?immagine positiva della vostra regione, e questo fa bene a tutti i settori economici». Un discorso da ex banchiere, ma centrato. Le accuse di danneggiare il turismo ci hanno davvero stancato. E il presidente è d?accordo con me. Dopo aver brindato con gli ospiti del centro, e aver rivisto i bambini («Obbedite ai volontari, perché vogliono il vostro bene»), la visita volge al termine. «Grazie» gli dico io, sinceramente felice della sua presenza così attenta. «Grazie a voi» risponde lui. «Una curiosità: perché questo posto si chiama Lorizzonte?». «Perché siamo una terra di frontiera, ma vogliamo pensare a questa frontiera non come un limite invalicabile, ma come l?orizzonte che definisce senza chiudere. Noi non vogliamo essere chiusi». «Si vede che non lo siete» conclude, stringendomi la mano. «Continuate ad aiutare la pace».

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