Politica

Ciai: il welfare universale non può prescindere dall’adozione internazionale

Questo il contributo del Centro italiano aiuti all'infanzia al dibattito sulla redazione della Legge Quadro del Terzo settore avviato con l'incontro tra il Premier Matteo Renzi e le organizzazioni del Comitato Editoriale di Vita. «Si tratta di una riforma urgente e capitale»

di Redazione

Alcuni numeri per comprende realtà e urgenza di una riforma del welfare. In Italia si adottano internazionalmente molti bambini e ragazzi: dal 2001 al 2013 oltre 41.000. Occuparci del loro benessere, dall’avvio dell’iter dell’adozione, significa prevenire il verificarsi di situazione di disgregazione familiare e di disagio minorile. Se è vero che dobbiamo preoccuparci anche del calo numero delle adozioni – nel 2013 diminuite ulteriormente del 9,1% rispetto al 2012 (l’Italia rimane però al secondo posto per numero di adozioni realizzate al mondo, dietro solo agli USA) – è anche vero che la maggior preoccupazione deve essere rivolta alla qualità delle adozioni che il sistema Italia riesce a garantire, a tutela di bambini, in primis, e di coppie. Alcuni dati sono predittivi del difficile compito richiesto alle famiglie adottive: nel 2013, dei 2.825 bambini arrivati in Italia, oltre il 52% ha più di 5 anni, di cui ben l’8,8% ha oltre 10 anni; il 28,7% di loro è stato segnalato dal come bambino con bisogni speciali e/o particolari perché grande, malato o con una storia di maltrattamento e abuso.

Altri dati, inoltre, confermano la necessità che queste famiglie devono ricevere maggiore sostegno nel post-adozione: degli oltre 29.000 bambini e ragazzi in affido o in comunità in Italia sono in 1.080 ad avere alle spalle un’esperienza di crisi o fallimento adottivo, un dato significativo, visto che la popolazione di adottivi rappresenta una percentuale molto piccola del totale dei minorenni in Italia. Un altro dato apre alla riflessione sulla necessità di riformare la CAI e di prevedere maggiori criteri di operatività per gli enti autorizzati: il 52,8% dei bambini adottati in Italia proviene da Paesi che non hanno ratificato la Convenzione de L’Aja e quindi sono arrivati attraverso procedure meno tutelanti sia per bambini che per le coppie.

Quello che sappiamo, partendo dalla nostra esperienza sul campo, è che le segnalazioni di bambini adottabili che incontrano le aspettative delle coppie italiane sono sempre meno e sono spesso oggetto di contesa tra gli stessi enti autorizzati, anche italiani. La situazione di diminuzione delle adozioni e le difficoltà economiche spingono gli enti autorizzati italiani, che sono attualmente 62 (troppi scondo il Comitato ONU), ad adottare pratiche di concorrenza molto più consone ad ambienti aggressivamente commerciali, profit, che non a chi si occupa di tutela dei diritti dei bambini.

Alcune proposte concrete:

  • Rivedere i requisiti dell’ente autorizzato, a maggior tutela di bambini e coppie,aggiungendo a quelli già previsti dal regolamento:
  1. l’ Obbligatorietà della certificazione di bilancio;
  2.  la Tracciabilità dei trasferimenti monetari in Italia e all’estero;
  3. l’Obbligo di fornire servizi nel pre e nel post-adozione con professionisti (psicologi e psicoterapeuti) specificatamente formati sulle tematiche adottive;
  4. il Divieto di pagare il personale all’estero in funzione del numero delle adozioni, cosa che incentiverebbe pratiche poco trasparenti di reperimento dei bambini per l’adozione.
  • Rafforzare il ruolo di regia del sistema delle adozioni internazionali in Italia della CAI dotandola delle risorse economiche necessarie ad espletare il suo indispensabile ruolo, specialmente rispetto ai rapporti con i Paesi di provenienza dei bambini:
  1. rafforzandone i poteri di vigilanza, controllo e sanzionatori della CAI sull’operatività degli enti modificando l’art. 6 del regolamento della Commissione ;
  2. Favorire il rinnovo e la stipula di accordi bilaterali per agevolare le procedure nei Paesi di provenienza dei bambini
  • Garantire sostegno ai bambini e alle famiglie:
  1. consentendo la deducibilità totale dei costi dell’adozione, compresi quelli dei follow up obbligatori da mandare nei Paesi d’origine,
  2. con il sostegno economico per le famiglie adottive di bambini con bisogni speciali ai sensi dall’art. 6 l.184/83
  3. il potenziamento dei servizi di post-adozione erogati da organizzazioni attraverso professionisti pisco-sociali esperti per titolo e curriculum professionale in un approccio di sussidiarietà prevedendo, ad esempio, la possibilità di operare in regime di convenzione con il pubblico e la possibilità per le famiglie di detrarre le spese fatte per servizi di postadozione secondo gli stessi criteri utilizzati per le spese sanitarie o potendole dedurre al 100% come richiesto per i costi dell’adozione.

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