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Ciai: fermiamo l’infanticidio delle bambine in India

Il coraggioso gesto di una donna indiana riporta alla luce un dramma che ancora si consuma in molti villaggi. Il CIAI combatte da anni la discriminazione di genere e la pratica dell’infanticidio

di Ciai

?Con il suo gesto coraggioso, Gulabkali, la donna indiana che ha salvato la vita della sua piccola appena nata denunciando il marito per tentato infanticidio, ha lanciato un segnale forte e deciso a tutte le donne indiane. Brava, Gulabkali, hai dimostrato che salvare le figlie femmine dall?orrore dell?infanticidio è possibile?: così esulta Valeria Rossi Dragone, presidente del CIAI, il Centro Italiano Aiuti all?Infanzia, un?associazione da anni impegnata nella lotta contro lo sfruttamento dei bambini, presente in India con numerosi progetti di cooperazione.

?La nostra esperienza in India risale ai primi anni ?70 ? ricorda Valeria Rossi Dragone- e allora come adesso uno degli impegni più onerosi è proprio quello sul fronte del riconoscimento della dignità delle donne indiane?. Basti pensare che l?India è una delle poche nazioni al mondo in cui l?aspettativa di vita delle donne è inferiore a quella degli uomini e dove gli aborti dei feti femmina sono così frequenti che la legge proibisce di svelare il sesso del nascituro. La pratica dell?infanticidio delle bambine sopravvive ancora oggi prevalentemente in alcune regioni del Rajastan, Orissa, Bihar e Tamil Nadu e riguarda essenzialmente la popolazione rurale e alcune specifiche caste o tribù.

?Proprio in questo periodo abbiamo rilanciato ? dice Renata Nardi, responsabile del Settore Solidarietà e Cooperazione del CIAI- un progetto contro l?infanticidio delle bambine nello Stato del Tamil Nadu. Nel distretto di Madurai, a Usilampatti, risiede la comunità Kallar presso cui è pratica prevalente l?uccisione delle bambine alla nascita?.
Le cause che stanno alla base del triste fenomeno dell?infanticidio non sono da cercarsi esclusivamente nella povertà ma anche nella tradizione tribale, nella pressione familiare e nella mancanza di istruzione da parte delle donne. L?obbligo di provvedere alla dote della figlia femmina (particolarmente onerosa nella comunità Kallar perché la tradizione la impone in oro e gioielli) e il suo trasferimento nella casa del marito dopo le nozze fanno sì che in famiglie molto povere la nascita di più figlie femmine sia considerata una disgrazia.

Il progetto del CIAI a Usilampatti, realizzato in collaborazione con la Ong indiana Indian Council Child Welfare (ICCW), prevede un programma di monitoraggio costante delle donne in gravidanza e di supporto di strutture di protezione per le bambine indesiderate e un programma di istruzione primaria e di promozione sociale delle donne che prevede anche l?avvio di microcrediti. Sono previste azioni a livello individuale, di gruppo e comunitarie.

E? possibile sostenere il Progetto del CIAI contro l?infanticidio delle bambine indiane:
C/c postale n. 40341208 intestato a ?CIAI Solidarietà?; C/c bancario n. 160160 intestato a ?CIAI Onlus? Banca Popolare Etica Milano (ABI 5018, CAB 01600).
Maggiori informazioni sul sito www.ciai.it o telefonando al numero 848 848 841

Milano, 4 luglio 2003
Per informazioni: Ufficio Stampa CIAI, Donatella Ceralli, tel. 025400471 – 3356866982 e mail ufficiostampa@ciai.it

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