Mondo
Ciad: testimonianza dell’Arcivescovo di N’Djamena
Parla Matthias N'Gartéri Mayadi, arcivescovo della cpaitale ciadiana: "nel centro è tutto tranquilla, ma si spara in periferia"
“Verso le cinque del mattino, abbiamo sentito i primi colpi di mortaio sull’asse che porta a sud della capitale, a Linea. I ribelli sarebbero pure entrati da nordest”. Queste le prime dichiarazioni rilasciate a Vita dall’arcivescovo di N’Djamena, Matthias N’Gartéri Mayadi in riferimento agli scontri armati che dall’alba di stamane oppongono nella periferia della capitale i ribelli del Fronte unito per il cambiamento (Fuc) e l’esercito governativo.
“Da qui, sentiamo ancora colpi di arma da fuoco che giungono da sud, ma per ora il centro della città non è convolto dagli scontri” prosegue l’arcivescovo Mayadi, a detta del quale “sta regnando un clima tranquillo”. L’arcidiocesi di N’Djamena è situata nel cuore della capitale, “a circa duecento metri dalla presidenza. Eppure, anche da quelle parti, non ho segnalato nessun tipo di movimento, né civile, né militare”.
Un clima sureale quindi sta investendo la capitale ciadiana. “Tre giorni fa abbiamo avuto notizia dell’avanzata dei ribelli su N’Djamena, ma i negozi e i mercati sono rimasti aperti. Ancora ieri sera, la gente vagava nelle strade come se nulla stesse accadendo”. Eppure, in fine pomeriggio, “avevamo appreso dalla radio che il movimento ribelle stazionava a quaranta chilometri da N’Djamena”.
Per quanto riguarda eventuali attacchi o aggressioni alla piccola comunità cattolica N’Djamena, Mayadi ha voluto rassicurare: “finora, la nostra diocesi non ha ricevuto nessuna informazione di morti o feriti tra i cattolici presenti nella capitale. E questo vale anche per il resto della popolazione presente nella capitale”. Lo stesso discorso vale per le altre diocesi disseminate nel resto del territorio ciadiano: “Le tre diocesi più a rischio, cioè quelle di Sahr, Doba e Moundou situate nel sud del Paese sono state risparmiate dai ribelli”.
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