Monsignor Michele Russo, vescovo di Doba, si dice oggi fiducioso circa l’esito della vicenda che lo vede protagonista. Com’è noto, la settimana scorsa, è stato raggiunto da un decreto di espulsione da parte del governo ciadiano. Da domenica scorsa, il presule è in Italia, anche se spera di poter rientrare in Ciad il prima possibile. Stamane è stato raggiunto telefonicamente da Ilaria De Bonis, una delle giornaliste della mia redazione (Popoli e Missione) e ha dichiarato quanto segue: “Si è in una fase di consultazioni con la Santa Sede ma io sono sereno. Ho molta voglia di tornare in Africa e sono fiducioso che il nodo possa essere presto sciolto”. Monsignor Russo, 67 anni, da 36 è missionario in Ciad, è un personaggio carismatico. Stando sempre a quanto ha dichiarato stamane, la sua vicenda è certamente “frutto di un errore o di una valutazione azzardata”. Il governo del Ciad in sostanza lo accusa di aver incitato i fedeli alla ribellione nei confronti delle autorità del Paese. In realtà, lo scorso 30 settembre, durante un’omelia trasmessa in diretta radio, il vescovo ha pronunciato sì parole critiche nei confronti della gestione dei proventi del petrolio, denunciando un’iniqua distribuzione a svantaggio della popolazione, ma non ha incitato alla sollevazione popolare. Dall’Italia, dove è stato costretto a tornare, ora monsignor Russo si augura che le autorità competenti facciano chiarezza e lui possa riprendere la sua missione.
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