Mondo
Ciad: Intersos in soccorso ai rifugiati del Darfur
Dal febbraio scorso, l'Ong italiana sta gestendo nel sudest del Ciad due campi profughi di 38 000 rifugiati del Darfur
Intersos sta operando nel Sud-Est del Ciad, nell?area di confine col Darfur sudanese, in partnership colle agenzie Onu presenti sul campo, Acnur (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), Pam (Programma Alimentare Mondiale) e Unicefper rispondere alla crisi umanitaria in atto in Darfur.
Si legge nel comunicato diffuso da Intersos:
“Sono 200,000 i profughi sudanesi che si stima siano già entrati in Ciad, ma si riportano nuovi arrivi spontanei ogni giorno e la situazione di crisi, così come riportato anche da tutti gli altri Organismi Umanitari presenti sul campo, non sta certamente volgendo verso il miglioramento.
Lo Staff di Intersos sta operando nella sub-Prefettura di Koukou Angarama, dove al momento risiede anche l?ufficio principale Intersos, nella provincia di Abecè.
L?Ong italiana è giunta nel Ciad nel febbraio scorso per fare fronte, con la massima rapidità, al disastro umanitario del Darfur, che prosegue sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale. Nonostante la critica situazione logistica nell?area, Intersos sta ora gestendo due Campi rifugiati, per un totale di 38,000 rifugiati, in coordinamento con l’Acnur:
Nel campo di Goz Amir, si contano attualmente circa 20,000 rifugiati sudanesi. All?interno del campo, Intersos si occupa di fornire abitazioni, acqua e sistema sanitario organizzando a latere attività sociali a favore delle categorie più sensibili. Il cibo è distribuito da Intersos nel campo grazie alle provvigioni fornite da Pam. In poche decine di giorni, il campo ha raggiunto la sua capienza massima. La situazione è dunque per il momento sotto controllo, anche grazie al fatto che la popolazione locale ciadiana ha accolto i nuovi arrivati dal Sudan senza ostilità. Si deve fare notare, a testimonianza dei massacri in atto nel Darfur, come sia alta la percentuale di donne sole all?interno del campo, sicura testimonianza del fatto che molti uomini siano stati vittima delle incursioni dei Ndjanjawid (le milizie che, a cavallo, compiono sanguinose scorribande nella regione del Darfur, sostenute di fatto dal governo Sudanese), o comunque non siano ancora riusciti a superare il confine. Nel campo sono state promosse e iniziate con successo attività agricole a favore della popolazione ospite.La stagione delle piogge, che è appena iniziata, fa meno paura ora che, grazie a pozzi scavati appositamente, è stata assicurata la autonoma provvigione d?acqua per tutto il campo rifugiati.
Il campo di Djabal è stato invece approntato da pochi giorni con l?obiettivo di rispondere al continuo afflusso di rifugiati dal Sudan che ha già saturato le disponibilità dell?altro campo. Sempre in partnership con l’Acnur il campo è stato realizzato a tempo record in solo una settimana ed è attrezzato per accogliere 18,000 persone. 2000 rifugiati sono già presenti, mentre altri 2,000, ora in transito nel campo di Goz Amir, sono in attesa di essere trasferiti qui. Questi sono giorni in cui il campo rapidamente va riempiendosi, dunque sono implementate, per ora, le necessarie attività di prima accoglienza: distribuzioni di cibo, beni di prima necessità, monitoraggio e assitenza dei casi vulnerabili come vecchi, donne sole, persone non autosufficienti.
In entrambi i campi Intersos si occupa di tutte le distribuzioni necessarie per I rifugiati: tende, coperte, materassi, set da cucina e organizza le indispensabili attività sociali a favore degli ospiti del campo. In questi giorni, per il campo di Djabal, si stanno compiendo tutti gli sforzi possibili per assicurare in modo autonomo il fabbisogno di acqua prima che inizi la più intensa stagione delle piogge. In tale ottica, sono state preparate le indispensabili scorte di cibo, grazie all?aiuto di Pam, dal momento che tra pochissimi giorni nell?area a causa delle pesantissime precipitazioni previste i trasporti logistici saranno difficilissimi, quando non impossibili.
E il cibo è proprio il problema più urgente, non solo per i rifugiati sudanesi, ma anche per la popolazione ciadiana residente nella zona. L?arrivo di centinaia di migliaia di nuove persone in così poco tempo ha infatti messo sotto durissima prova un territorio dove già scarse erano le risorse preesistenti e già critica la situazione per quanto riguarda sanità, educazione e sviluppo.
Intersos ha così iniziato a lavorare anche su questo altro fronte, con un intervento, sostenuto da Echo, l?ufficio per l?interventi umanitari della Unione Europea, per l?aumento delle disponibilità d?acqua nella zona e per lo sviluppo di attività agricole e di sicurezza alimentare. A 25,000 persone, tra ciadiani e rifugiati sudanesi, si stanno distribuendo kit per l?agricoltura insieme a un programma di educazione al loro migliore utilizzo e nel contempo si stanno riabilitando vecchi pozzi d?acqua precedentemente inutilizzabili.
Sul fronte delle violazioni dei diritti umani, lo staff di Intersos presente in Ciad segnala che la situazione non accenna a migliorare: incursioni di Ndjnjawid contro la indifesa popolazione in fuga dal Darfur sono ora riportate troppo spesso anche all?interno del territorio ciadiano. D?altro canto, si teme anche che l?inarrestabile flusso di rifugiati possa provocare in futuro un diffuso malcontento tra la popolazione locale, nel caso il numero di sudanesi presenti diventasse troppo alto per essere tollerato dalle scarse risorse locali.
Ora, Intersos sta partendo con una missione in Sudan per programmare un futuro intervento da avviare direttamente nell?area del Darfur. Lo scopo è quello di poter rispondere ai bisogni della popolazione sopravvissuta, ormai resa allo stremo delle forze dopo mesi di indisturbati crimini contro i diritti umani portati dalle truppe filogovernative. L?altro obiettivo è preparare per tempo le complesse future operazioni di rientro nel Darfur per i rifugiati attualmente in Ciad”.
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