Formazione

Ciad: Acnur, ad Abeche un ritorno alla “normalità”

Ponte aereo dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati in Ciad per soccorrere gli sfollati di Abeche

di Redazione

Mercoledì scorso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) ha trasportato con un ponte aereo 110 tonnellate di aiuti di emergenza dal deposito regionale dell’Agenzia in Ghana alla capitale ciadiana di N’Djamena. L’azione fa parte di un piano d’urgenza per rimpiazzare circa 1,3 milioni di dollari in aiuti umanitari saccheggiati lo scorso fine settimana dal principale deposito dell’Acnur nella città orientale di Abeche. Il volo charter Antonov 124 noleggiato dall’Acnur, proveniente da Accra, ha trasportato 10mila teli di plastica e 43.753 coperte. In tempi brevi verranno spediti via terra da diverse destinazioni altri 10mila teli di plastica, 108mila coperte e 6mila tende in tela. Nel frattempo, le condizioni di sicurezza ad Abeche, il capoluogo del Ciad orientale, sembrano essersi stabilizzate e stanno lentamente riprendendo le attività quotidiane tra la popolazione locale dopo i disordini dello scorso fine settimana. Nella giornata di sabato i ribelli ciadiani avevano occupato la città, mentre le forze governative ne avevano ripreso il controllo domenica. Durante i combattimenti, i depositi degli aiuti sarebbero stati saccheggiati da residenti locali. La situazione generale ad Abeche non è ancora a livelli normali, tuttavia, essendoci regolari movimenti di militari all’interno della città. Le condizioni di sicurezza nelle zone circostanti rimangono poco chiare, con diverse notizie di movimenti militari ancora in corso. L’Acnur esprime la propria gratitudine alle autorità locali di Abeche per il loro aiuto nel ripristino di parti degli aiuti saccheggiati. Le autorità hanno riferito ai residenti della città che dovrebbero restituire ciò che hanno sottratto. Alcuni abitanti hanno lasciato i beni saccheggiati per strada per permetterne il prelievo da parte dei pick-up delle agenzie umanitari. I militari hanno anche condotto delle ricerche casa per casa. Fino a questo momento sono stati restituiti alcuni carichi di beni, ma si tratta ancora di una piccola frazione rispetto a quanto è stato sottratto. Complessivamente 145 operatori umanitari di diverse agenzie delle Nazioni Unite e di organizzazioni non governative sono stati trasferiti temporaneamente dalle regioni orientali del Ciad a N’Djamena, passando per Abeche. Altre 98 persone sono registrate per lasciare la città. Per la giornata di oggi, sono in programma diversi voli umanitari per proseguire nel trasferimento. L’Acnur sta mantenendo il personale essenziale nella regione, il che significa che nel complesso è stato ridotto di circa un terzo. Allo stesso tempo, l’Agenzia tra portando alcuni specialisti da destinare alla logistica e alla distribuzione degli aiuti per assicurarsi che non vi siano interruzioni nella catena degli aiuti che è di importanza vitale per 218mila rifugiati all’interno dei 12 campi orientali vicino al confine con il Darfur, oltre che per circa 90mila sfollati interni ciadiani. L’Acnur esprime forte preoccupazione per la completa interruzione per ragioni di sicurezza della strada che collega Abeche con il nord, nella direzione di Guereda, Iriba e Bahaj. Questo significa che l’Agenzia non ha accesso via terra a sei campi profughi (Kounongo, Mile, Am Nabak, Touloum, Iridimi e Oure Cassoni) che accolgono complessivamente un totale di circa 110mila rifugiati. Sul posto si trovano alcuni aiuti umanitari, ma sarebbe necessario un continuo rifornimento. L’Acnur sta esplorando strade alternative per mantenere aperti i canali dell’assistenza. La situazione rimane instabile anche in Ciad sud-orientale, dove due giorni fa uomini armati a cavallo hanno attaccato gli abitanti dei villaggi vicino a Daguessa e hanno rubato il bestiame prima di dirigersi * stando a quanto riferito * verso il Sudan. Nell’area si è avuto notizia di numerosi attacchi simili, che hanno provocato l’esodo di circa 500-600 persone attraverso il confine che porta in Darfur Occidentale. I team dell’Acnur sia in Ciad che in Sudan (Darfur Occidentale) stanno attualmente verificando la posizione di questi ciadiani. Colpi d’arma da fuoco sono stati uditi nei pressi di Koukou, vicino al campo profughi di Goz Amir, per una disputa sulla terra. Goz Amir ospita 18mila rifugiati e alcuni hanno riferito all’Acnur di temere per la propria sicurezza. Nella giornata di ieri un gruppo di uomini armati ha attaccato il villaggio di Agourtoulou, 11 chilometri a sud di Kerfi. Cinque persone sarebbero state uccise, compreso l’Imam del villaggio. Decine di villaggi nel Ciad sud-orientale sono stati dati alle fiamme e abbandonati nel mese di novembre in seguito a un’ondata di violenza inter-comunitaria tra tribù arabe e non arabe. Gli attacchi hanno provocato l’esodo di almeno 15mila persone nel mese interessato intorno a Goz Beida, Koukou Angarana e Koloy/Ade. Complessivamente, circa 90mila ciadiani sono sfollati nell’est nel corso dell’ultimo anno. Nella giornata di mercoledì a Goz Beida, il compound di un’organizzazione non governativa che lavora con l’Acnur è stato attaccato da un gruppo di circa 100 giovani uomini che hanno distrutto tutta l’attrezzatura e ferito superficialmente 10 persone dello staff locale. Gli aggressori hanno minacciato gli operatori umanitari per non aver assunto persone provenienti dalla città di Goz Beida. Oltre ai 90mila sfollati interni ciadiani e ai 218mila rifugiati provenienti dal Darfur in Ciad orientale, l’Acnur si prende cura anche di 46mila rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana in Ciad meridionale.


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