Formazione
Ci vuole un team bestiale
Quale futuro per la Nic? Lo spiega Luca Carboni: «Rendere consapevole la gente di quali siano i veri problemi». E così anche chi non sa fare un dribbling ha un ruolo in squadra
di Redazione
Cosa ci fa nella Nazionale italiana cantanti (Nic) uno come Luca Carboni, che sarebbe arduo definire un artista del dribbling e che, comunque, al calcio preferisce il basket? Ecco: proprio il caso dell?autore di ?Farfallina? e di ?Silvia?, di ?Italiani? e di ?Un fisico bestiale? dimostra come la Nic è ormai qualcosa che va oltre il semplice piacere di giocare assieme a pallone, sia pure ?a fin di bene?. Oggi la Nic vuol essere qualcosa di diverso. Ma cosa? Lo spiega lo stesso Luca.
«Quando sono entrato io, nel ?91, la Nic esisteva già da dieci anni ma, nonostante il successo delle precedenti iniziative benefiche, si avvertiva il bisogno di ripensarne ruolo e obiettivi. Fu avviato un dibattito interno e prendemmo coscienza di un fatto: più che superare ogni anno il record dei soldi raccolti, era importante diventare un?associazione capace di sottolineare certi problemi. E oggi, paradossalmente, il nostro sogno è arrivare al punto in cui non ci sia più il bisogno di chiedere soldi. Come dire: offerta libera, noi sottolineiamo i problemi che sentiamo importanti e pressanti, poi pensateci voi. Non siamo qui a dire: dacci ventimila, trentamila, e poi sei bravo se li hai dati. Occorre uscire dall?aspetto materiale e arrivare a qualcosa di più profondo».
Ma oggi non vedi un eccesso di proposte umanitarie sui media? Non indurranno indifferenza nella gente? «Sì, c?è una spettacolarizzazione della beneficenza, e ne siamo parte in causa anche noi. Però stiamo cercando di superare questo meccanismo perverso, diventando un?associazione capace di proposte concrete e non solo di fare spettacolo per raccogliere fondi. Perciò abbiamo impostato la Partita del cuore in modo diverso. L?obiettivo è far conoscere l?adozione a distanza, non solo con la partita ma anche con uno special televisivo. Così la gente può valutare. Non è più solo ?dateci i soldi che poi ci pensiamo noi?, ma far capire alla gente qual è il problema, sensibilizzare a qualcosa che duri».
Come opera il ?meccanismo? Nic? «Ci troviamo una volta al mese per mettere a punto le iniziative. Quest?anno si è puntato sul sostegno a distanza grazie alla proposta di gente come Barbarossa o Mingardi, che già hanno fatto adozioni di questo genere. Confesso che, come molti altri di noi, non sapevo neppure che cosa fossero. Ma ora ci siamo posti l?obiettivo di sostenere tutti, personalmente, questa battaglia. E poi è anche bello stimolare l?attenzione verso Paesi meno fortunati del nostro, l?attenzione al ?fuori?. Un fuori che poi troviamo anche ?dentro? il nostro Paese, con gli extracomunitari che incontriamo tutti i giorni. Sostegno a distanza non è dunque solo la possibilità di avere un ?figlio virtuale?, è molto di più».
E tu personalmente, ti sei mai impegnato nel sociale? «La mia esperienza principale è stata come obiettore di coscienza per la Caritas a Bologna. Per due anni mi sono occupato dei quartieri difficili della città. Un?esperienza che ho riversato in una canzone, ?Quante verità?, dove parlavo del miracolo del volontariato».
Quale futuro per la Nazionale? «Diventare un?associazione aperta a tutti gli artisti (non solo cantanti) disposti a lavorare a questi progetti. Non si tratta solo di giocare a pallone, ma di diventare una sorta di ?centro studi? in cui approfondire certi temi sociali, al di là dei novanta minuti di partita. Sennò chi me lo farebbe fare di coinvolgermi nella Nic, io che preferisco il basket e che sono tra i meno bravi a giocare a calcio?».
Fabrizia Fior
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