Politica

Ci vorrebbe anche un Ministero per la “transizione generazionale”

Quando si parla di futuro, in un qualsiasi contesto, è necessario aver presente in maniera chiara ed esplicita queste due transizioni (ecologica e generazionale). Non possiamo parlare di futuro senza pre-occuparci delle nuove generazioni e dell’ambiente in cui vivranno. Senza pre-occuparci della nascita o dell’arrivo di nuovi figli

di Guido Zovico

Un tempo speciale e straordinario, come quello che stiamo vivendo, chiede azioni e soluzioni non ordinarie, ma per questo non necessariamente speciali.
Non serve un governo speciale per affrontare i problemi cronici del nostro Paese, oggi improcrastinabili per gli effetti della pandemia. Serve un governo di competenza, di buon senso e di visione, come quello che il Presidente Mattarella ha chiesto di comporre a Mario Draghi. Non serve un governo speciale per “registrare” la marcata tendenza di alcune “curve”, che descrivono chiaramente il processo in atto e l’indispensabile inversione di rotta da intraprendere prima che i danni siano irreparabili.

Per la “curva” ecologica, ad esempio, che mette in discussione la sopravvivenza dell’umanità, conseguenza dei cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico, si propone oggi un Ministero ad hoc per la “transizione ecologica”, che presuppone un’azione strutturale, perciò impattante, su tutti gli altri settori della vita pubblica, economica e sociale.

Se questa, come ritengo, è la direzione da prendere, vale la pena istituire un altro Ministero di alta portata, quello per la “transizione generazionale”. Una “transizione” (il passare) che diventi “transazione” (il portare a termine), riconoscendo che la vita, come a noi è stata data per essere custodita, a noi spetta il compito di tramandarla alle nuove generazioni per una nuova cura, crescita e custodia, accompagnata da un libretto di istruzioni frutto di “esperienza di vita, sapienza e conoscenza”. Da diversi anni ci sono noti gli indicatori che descrivono perfettamente la negativa tendenza demografica in atto e il suo delinearsi per i prossimi 20-30 anni, con le relative e drammatiche conseguenze per la tenuta sociale, economica e del welfare. L'Istat ha già segnalato che Il saldo naturale tra morti e nascite nel 2020 ha un valore negativo di 300mila unità: mai così dall'epidemia di spagnola del 1918.

Ecco allora che un Ministero “strutturale”, dedito a gestire questa transizione, deve fungere da “orientatore” di azioni diversificate proiettate sul medio-lungo futuro. Un Ministero che elabori un piano straordinario che, attraverso vantaggiose opportunità strutturali (cancellando la politica dei bonus-spot), incoraggi i giovani a vivere e a tornare a vivere in Italia e li incentivi a dare continuità alla propria esistenza, anche per darne un senso, pensando con fiducia a metter su famiglia.

Fiscalità agevolata spinta – fino a una certa età e su criteri Isee che distinguano marcatamente la presenza di figli entro una certa soglia di reddito – coordinata sia su base nazionale che territoriale, connettendola a politiche di ripopolazione diffusa dei centri abitati, soprattutto se inseriti in contesti di abitare generativo basati su progetti di relazioni intergenerazionali. Patti lavorativi innovativi per le donne – con una leggera riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario – che
ne riconoscano implicitamente lo specifico ruolo sociale nella vita famigliare. Una filiera, a cascata, di premialità fiscali tra i diversi livelli amministrativi (Stato, Regioni e Comuni) che, con il sostegno degli altri attori sociali, economici e imprenditoriali, siano spinte a instaurare dal basso (partendo dalla prossimità delle amministrazioni locali) un sistema educativo e di welfare attraente e incentivante per le nuove famiglie. Ripensamento della Scuola in ottica di un percorso educativo-formativo a tutto tondo, in collegamento con gli attori culturali e sociali del territorio di appartenenza, che offra una proposta integrata nell’arco dell’intero anno.

Quando si parla di futuro, in un qualsiasi contesto, è necessario aver presente in maniera chiara ed esplicita queste due transizioni (ecologica e generazionale). Non possiamo parlare di futuro senza pre-occuparci delle nuove generazioni e dell’ambiente in cui vivranno. Senza pre-occuparci della nascita o dell’arrivo di nuovi figli. Senza di loro vedremo solo scorrere il nostro tempo in solitudine, che già di per sé non è bella cosa, senza considerare il tema di chi e come si prenderà cura degli anziani e delle persone fragili. Il tempo delle parole al vento è davvero finito.

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