Formazione
Ci sono 2,5 milioni di euro per le famiglie, che le Regioni non chiedono
I dati del Rapporto di monitoraggio del Dipartimento per le politiche per la famiglia: dei 17,5 milioni di euro a disposizione nel triennio 2014/2016 è stato erogato solo l'85%. Campania, Lazio e Basilicata non hanno fatto richiesta dei finanziamenti per gli anni 2015 e 2016
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Il Dipartimento per le politiche della famiglia nel triennio 2014/2016 ha destinato 17 milioni e 500 mila euro per lo sviluppo di servizi e/o interventi a favore dell’infanzia e delle famiglie, cui si è aggiunto il cofinanziamento da parte delle Regioni pari al 20% del finanziamento assegnato, anche attraverso la valorizzazione di risorse umane. In particolare il decreto di riparto del 2014 ha destinato 5 milioni di euro per finanziare attività a favore della prima infanzia e delle responsabilità genitoriali, nel 2015 altri 5 milioni sono andati a finanziare attività volte a favorire la nascita e lo sviluppo dei Centri per le famiglie, mentre il decreto di riparto del 2016 ha destinato 7,5 milioni di euro per finanziare attività a favore della natalità, comprese le azioni a sostegno dei servizi per la prima infanzia e i bonus per i nuovi nati.
Cosa è stato fatto con queste risorse? In occasione della Conferenza Nazionale della Famiglia, il Dipartimento per le Politiche per la Famiglia, con Anci e Istituto degli innocenti ha realizzato un rapporto di monitoraggio sulle politiche per la famiglia delle Regioni e Province Autonome, da cui risulta che 2.476.250 euro dei 17,5 milioni non sono stati nemmeno chiesti dalle Regioni, una cifra pari al 15% dell’ammontare complessivo. «Le risorse statali sono state tutte impegnate dal Dipartimento, ma non sono state tutte erogate», afferma il Rapporto: sono stati erogati tutti i 5 milioni del 2014, mentre per il 2015 e il 2016 Campania, Lazio, Basilicata che non hanno mai fatto richiesta dei finanziamenti, richiesta che deve essere accompagnata dalla preventiva programmazione della destinazione.
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Al 30 giugno 2017, 12 Regioni su 19 hanno ricevuto i fondi previsti dalle tre intese, li hanno programmati e assegnati. Il Veneto e il Friuli Venezia Giulia hanno ricevuto tutti i fondi ma devono ancora programmare e assegnare quanto previsto dall’ultima intesa. La Regione Toscana ha ottenuto tutti i fondi delle tre intese, ha programmato e gli rimane da assegnare solo i fondi destinati dall’ultima Intesa. Quattro Regioni (Basilicata, Lazio, Calabria e Campania) devono ancora ricevere i fondi relativi alle Intese 2015 e 2016.
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Entrando nel dettaglio delle singole macroaree (erano quattro quelle previste dalle diverse Intese, Attività a favore della prima infanzia, attività a favore delle famiglie e delle responsabilità genitoriali, Attività per lo sviluppo dei centri per le famiglie, Attività a favore della natalità), emerge che una quota consistente dei fondi sono stati indirizzati verso i servizi educativi per la prima infanzia e, nello specifico, per il sostegno alla gestione, per favorirne l’accesso e per abbassare il costo delle rette. L’altra area di intervento su cui le Regioni e Province autonome si sono maggiormente concentrate è quella relativa al supporto delle famiglie. In questo caso i fondi sono stati finalizzati al sostegno di azioni a favore della genitorialità, sportelli di ascolto e counseling.
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L’Italia ha anche un Piano Nazionale per la famiglia, previsto dall'articolo 1, comma 1251, della legge finanziaria 2007 (legge 296/2006), e approvato per la prima volta il 7 giugno 2012. Quali azioni previste dal Piano Nazionale per la famiglia del 2012 sono state realizzate? Cosa hanno fatto Regioni e Province autonome? I finanziamenti sono stati distribuiti in maniera piuttosto equa tra le azioni indicate dal Piano con una maggiore attenzione su alcune aree.
Il Piano aveva individuato tre aree di intervento urgente: le famiglie con minori, in particolare le famiglie numerose (sono tali, in Italia, le famiglie con 3 figli o più essendo l’ampiezza media della famiglia pari a 2,4 componenti); le famiglie con disabili o anziani non autosufficienti; le famiglie con disagi conclamati sia nella coppia, sia nelle relazioni genitori-figli, che richiedono sostegni urgenti. Gli interventi delle Regioni e province autonome si sono indirizzate sul finanziamento degli interventi a favore delle famiglie con disagi conclamati, sia nella coppia, sia nelle relazioni genitori-figli.
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Nel complesso buona parte dei fondi legati al Piano Nazionale sono stati indirizzati al sostegno dei servizi per la prima infanzia, per i congedi parentali e disabilità. Un altro ambito verso cui è stato indirizzato il finanziamento pubblico son stati i servizi consultoriali e di informazioni (centri per le famiglie, mediazione familiare, ecc).
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Foto Kelly Sikkema/Unsplash