Ideatore, curatore e inviato di Repubblica.it, Vittorio Zambardino ha fondato con altri la società Kataweb nel 1999 e ne ha diretto il portale. È stato direttore Strategie Internet del Gruppo L’Espresso e recentemente ha pubblicato insieme a Massimo Russo il saggio Eretici digitali (www.ereticidigitali.it).
Vita: Nel vostro libro parlate di scomparsa del “diritto all’oblio”, un caso diffuso di violazione della privacy?
Vittorio Zambardino: Tanto per fare un esempio: oggi gli uffici del personale usano Google e i social network per accertarsi di cosa dice la gente. Così, basta che sia online qualcosa del nostro passato non in linea con la sensibilità dell’azienda, che questo può mettere a repentaglio la nostra reputazione. Senza che per altro ci siano strumenti per controllare cosa c’è e cosa no sul nostro conto. Lo stesso Francesco Pizzetti, garante per la Privacy, ha trattato il problema, ma senza trovare soluzioni. Da’altra parte servono regole a tutela della libertà di espressione e della privacy che, però, i nostri politici hanno dimostrato finora di non sapere affrontare.
Vita: Web e politica, lo scontro fra Google e la Cina. Cosa ne pensa?
Zambardino: È giusto che si chieda alla Cina di essere trasparenti, allo stesso tempo, però, anche Google dovrebbe essere chiara e trasparente con i suoi utenti.
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