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Ci ha insegnato la gioia

«Le “suorine” ormai sono quasi cinquemila, e sono persino obbligate a respingere molte vocazioni. Fanno un lavoro fantastico, ma anch’io mi dò da fare. E se volete aiutarmi...»

di Roberto Copello

Da quando arrivò a Calcutta per la prima volta, nel 1981, Dominique Lapierre non è più stato lo stesso. A cambiare totalmente la vita del famoso giornalista e scrittore francese, autore di grandi bestseller, fu l?incontro «con i centomila lebbrosi e i cinque milioni di naufraghi ammucchiati in circa tremila bidonville». Ma ancor più lo fu imbattersi in quella tenace suorina albanese che per molti di essi costituiva l?unica speranza: Madre Teresa. Ne nacque un altro bestseller, ?La città della gioia?, 40 milioni di lettori. E da allora Lapierre è un instancabile propagatore del messaggio di Madre Teresa. A lui abbiamo chiesto cosa è rimasto oggi di lei.
«Un anno fa le Missionarie della carità erano quattromila: oggi sono quasi 5000 sorelle in più di 140 Paesi: una vera ?multinazionale della carità?. Ed è straordinario che quello delle ?suorine di Madre Teresa? sia l?unico ordine religioso che ogni anno deve respingere molte ragazze che vorrebbero entrarvi. Nessun altro ordine religioso al mondo suscita così tante vocazioni. È una cosa straordinaria, ma non è possibile accettare così tante ragazze».
Secondo lei non c?è stato alcun cambiamento di linea con la nuova ?gestione? di suor Nirmala?
«L?unica cosa che manca è Madre Teresa, con il suo carisma inimitabile. Non c?è più questa vecchia donna con il suo sari bordato di blu che era una presenza unica anche nei mass media. Ma per il resto l?azione dell?ordine è la stessa, e si è anche estesa. Io conosco bene la situazione in India: per le suorine di Calcutta nulla è cambiato. Con forse un po? meno di carisma, con meno risalto pubblico, più in silenzio, ma il loro lavoro è esattamente lo stesso. Un lavoro enorme, fantastico».
Lei ha recentemente sceneggiato un film americano su Madre Teresa, con Geraldine Chaplin nei panni della suora. Ci sono state polemiche, si è detto che Madre Teresa non aveva approvato l?idea…
«Quella su ?In nome dei poveri di Dio? è stata una polemica stupida, provocata prima ancora di vedere il film da alcuni che stavano attorno a Madre Teresa. Non è vero che per il film non c?era il permesso di Madre Teresa: io ho il contratto firmato dalla stessa Madre. E la settimana scorsa ho ricevuto una lettera di un importante gesuita di Calcutta che ha visto il film e lo ha trovato un aiuto straordinario per aprire i cuori umani ai princìpi della solidarietà, della compassione, della carità. Anche Geraldine Chaplin è rimasta toccata dall?aver dovuto vestire i panni della suorina albanese: ?È stata l?esperienza più commovente della mia vita?, mi ha detto, ?un?occasione di riflettere e capire i problemi della solidarietà?».
E cosa è rimasto oggi secondo lei delle pesanti critiche avanzate contro Madre Teresa, ancora in vita, da certi giornalisti inglesi?
«Quella era solo stampa spazzatura. Così come spazzatura era quel film molto ingiusto e cattivo di Channel 4, fatto solo per aprire uno scandalo. Non sono certo quelle critiche gratuite che possono bloccare il processo di beatificazione. E comunque Madre Teresa è già santa nei cuori della gente di tutto il mondo».
Quali progetti lei ha intrapreso e porta avanti dopo aver conosciuto Madre Teresa?
«Ho in atto un grande progetto nel delta del Gange per aiutare i bambini lebbrosi, scavare pozzi d?acqua potabile e lottare contro la tubercolosi in quei poverissimi villaggi. Ho eliminato la tbc in 1200 villaggi, ho fatto 540 pozzi di acqua potabile, ho guarito ed educato 9000 bambini lebbrosi. È una goccia nell?acqua dei bisogni, ma come diceva Madre Teresa l?oceano è fatto di gocce d?acqua. E ai lettori di ?Vita? dico che tutto conta, anche un piccolo aiuto all?Associazione per i bambini lebbrosi di Calcutta (26, avenue Kléber, Parigi). Chi vuole aiutarci può mettersi in contatto con Michele Migone (via Guicciardini 15, Firenze, tel. 055/245474), che organizza anche adozioni a distanza».

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