Parte negli anni 80 la storia della cooperazione sociale del Piemonte che fa capo a Federsolidarietà. «Nasce dall’esperienza di persone che provengono dal servizio civile, dal mondo dell’associazionismo anche cattolico», ricorda la presidente Elide Tisi. «L’idea che stava alla base era quella di rispondere a bisogni del welfare nella città di Torino ma anche nel suo territorio. In certi settori siamo stati pionieri. Penso a tutti gli aspetti della disabilità e della lotta alle dipendenze, il bisogno qui era quasi del tutto inesplorato. Oggi la collaborazione con gli enti pubblici si è consolidata e diffusa in maniera capillare». Lo sviluppo di Federsolidarietà Piemonte ha un andamento costante. Oggi conta 360 cooperative, un fatturato di 500 milioni di euro e 18mila addetti. Le cooperative di tipo A sono la maggioranza. «Le realtà di tipo B sono il 30% ma rappresentano una esperienza preziosa per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Fra questi anche ex detenuti, grazie ai diversi progetti di reinserimento avviati con le carceri piemontesi sia all’interno degli istituti che all’esterno». Elide Tisi dall’assemblea nazionale si aspetta una grande prova di coesione. «Ci attende un periodo difficile. Non siamo ancora fuori dalla crisi. Federsolidarietà, forte dei suoi valori che mai come oggi vanno tenuti in grande considerazione, deve essere pronta a questa sfida».
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