Sostenibilità

Chiusa una fabbrica di pannelli solari

Lo stabilimento avrebbe scaricato sostanze inquinanti nei fiumi della zona

di Redazione

Chiusa per troppo inquinamento. Non sarebbe una notizia per una fabbrica, se non fosse che si tratta di uno stabilimento che produce pannelli solari. E’ successo a Zhejiang, provincia della Cina orientale affacciata sul mar della Cina.

L’accusa è di aver scaricato nelle acque dei fiumi sostanze inquinanti che hanno provocato danni all’ambiente e esposto ad alto rischio la popolazione della zona.

La chiusura della fabbrica, di proprietà di una società statunitense quotata a Wall Street, la Jingo Holding Solar Company, è stato l’ultimo atto di una vicenda lunga. Nei mesi e nelle settimane scorse, dopo le prime segnalazioni sulla presenza di fuoriuscite tossiche dallo stabilimento il governo cinese aveva chiesto ai responsabili dell’impianto, attivo dal 2009, di bloccare gli scarichi, anche se il secondo South China Morning Post l’amministrazione aveva negato che «l’inquinamento abbia causato anche la morte di persone per cancro, come scritto da molti utenti online».

Una richiesta ignorata dai vertici aziendali e che ha scatenato la reazione degli abitanti del villaggio di Hongxiao. Settimana scorsa oltre 500 residenti sono scesi in piazza per chiedere la chiusura della fabbrica, i manifestanti si sono scontrati con la polizia e 40 di loro sono stati arrestati.

Proteste che hanno avuto un primo successo. La chiusura temporanea della fabbrica, con 10mila dipendenti, per inadempienza delle norme cinesi sui rifiuti, in vigore da aprile 2011.

 

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