Non profit

Chiusa piazza della bont

Devono essere occasionali, ma un decreto del ministero dell’economia rischia di limitarle. E di ridurre drasticamente le risorse che gli enti dedicano a ricerca e assistenza.

di Benedetta Verrini

C?erano una volta le raccolte pubbliche di fondi. Fatte in ogni piazza, animate da migliaia di volontari, distinte dall?acquisto di prodotti-simbolo della solidarietà: azalee, uova di Pasqua, bambole di pezza, bonsai. Iniziative piccole e grandi (basti pensare che solo quella dell?Azalea della ricerca Airc ?muove? 40mila volontari in tutta Italia e nel 2004 ha chiuso con oltre 11milioni di euro raccolti), televisive e non, nazionali e locali, che rappresentano un mezzo insostituibile per tenere in piedi la ricerca scientifica, per aiutare i malati, per garantire progetti di educazione, assistenza sociale e cooperazione allo sviluppo. Uno strumento decisivo in tempi in cui le donazioni al non profit risultano sempre più disincentivate e mortificate. Le raccolte pubbliche di fondi, però, adesso rischiano di subire un drastico ridimensionamento. Dopo anni di silenzio il ministero dell?Economia ha deciso di dare una definizione specifica di «raccolta pubblica di fondi a carattere occasionale»: la sola che, secondo il Testo unico delle imposte sui redditi e la stessa legge sulle onlus, può risultare detassata, non concorrendo alla formazione del reddito dell?ente. Ora, il fatto che la legge arrivi a stabilire condizioni e limiti all?occasionalità e che chieda una precisa rendicontazione di ogni raccolta, è condiviso da tutto il mondo del non profit. Il problema è che la bozza che ha iniziato a circolare, esattamente un anno fa, a via XX settembre era da far tremare i polsi. Quella prima versione di regolamento (passata anche dall?Agenzia delle onlus), stabiliva che le raccolte pubbliche di fondi potevano essere considerate ?occasionali? solo se non superavano, complessivamente, sette giorni all?anno. Il valore di ciascun bene offerto al pubblico doveva essere ?modico? e non superare i 25, 84 euro e, peggio del peggio, la raccolta complessiva non poteva superare i 51mila euro all?anno. «Anche se l?azione del ministero era più che necessaria, dopo anni d?incertezza, le raccolte pubbliche sarebbero state talmente ridotte da non consentire più un adeguato reperimento di risorse», spiega Carlo Mazzini, consulente di statuti e fisco per l?area non profit, che ha assistito il Summit della Solidarietà in un lungo e paziente dialogo con il ministero dell?Economia per giungere a una bozza di regolamento ?condiviso?. L?impegno del Summit, insieme ad altre realtà come Airc, in questi mesi è stato quello di trovare una soluzione, formulando una controproposta giuridicamente accettabile e più favorevole. «Siamo arrivati a un nuovo testo», spiega Mazzini, «che ha eliminato il tetto dei 51mila euro e sposta il limite temporale fino a 21 giorni all?anno, da distribuire su sette manifestazioni: praticamente una ogni due mesi. Restano però aperti alcuni passaggi molto critici. Le grandi organizzazioni con una sola sede centrale e centinaia di comitati periferici, ad esempio, vedono enormemente limitata la loro capacità di fare raccolte pubbliche. Per questo, abbiamo chiesto al ministero di distinguere tra eventi a valenza nazionale e locale: solo così suddiviso, il limite temporale può diventare accettabile». Sulla separazione tra ambito nazionale e locale (che riguarda grandi organizzazioni come Airc, Aism, WWF e altre), però, i tecnici del ministero finora non hanno voluto transigere. Il secondo, spinosissimo nodo, invece, riguarda la definizione di bene «di modico valore». Secondo il ministero, esso deve riguardare il contributo massimo richiesto dall?ente (25,84 euro, appunto), e non il costo dell?oggetto. In questo modo, però, un?associazione potrebbe offrire anche beni pregiatissimi a prezzo ?d?occasione? (con immaginabili effetti di dumping). «Sarebbe senz?altro più opportuno, quindi», prosegue Mazzini, «rapportare il modico valore al costo sostenuto per l?acquisto o la produzione del bene». è ancora difficile scommettere sugli esiti di questo confronto. Proprio il 7 luglio scorso, il Summit della Solidarietà e Airc hanno avuto un nuovo incontro in via XX settembre. Di certo, se le loro argomentazioni non convinceranno il ministero, l?impatto sarà enorme. «è opportuno ridurre gli spazi di agevolazione al punto che il non profit non riesca più a raccogliere fondi?», si domanda Mazzini. «In questi termini, è evidente che la questione non è più solo giuridica o aziendale, è politica».

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