Famiglia

Chiudono i centri di pronta accoglienza per minori

Il comune non paga le rette da 23 mesi

di Benedetta Verrini

Trenta milioni di euro. E’ il debito che il comune di Napoli ha accumulato in 23 mesi di mancati pagamenti alle comunità residenziali per minori. Da diverse settimane i rappresentanti del sociale che operano nel capoluogo campano hanno lanciato l’allarme, anche con azioni incisive come l’occupazione di un distretto socio-sanitario (si veda la news del 19 gennaio), ma ora la misura è colma: la Federazione Sam (che gestisce i Servizi residenziali di accoglienza dei minori) ha annunciato per il prossimo primo marzo la chiusura degli unici tre centri di pronta accoglienza per minori della città.

Ospitano circa 300 minori (e a volte anche le madri) ogni anno e attualmente hanno in carico 15 persone. Si tratta di bambini e adulti in stato di estrema necessità, vittime del racket o della microcriminalità, della prostituzione o della tratta di stranieri. Sono accolti in questi centri per il tempo necessario a trovare la migliore sistemazione possibile e a costruire un progetto di recupero e integrazione sociale.

Che ne sarà ora di loro?  “E’ una scelta dolorosa, ma non si può più andare avanti così”, spiega Cesare Romano, portavoce Sam. “Li riaffideremo ai servizi sociali e dovranno essere loro a fronteggiare l’emergenza, a trovare un tetto per queste persone. A Napoli il welfare è completamente saltato, l’amministrazione non riesce a garantire neppure i servizi essenziali”.

Gli operatori impegnati nelle comunità non ricevono lo stipendio da mesi, il turn over è altissimo, la tensione enorme. D’altra parte, tutte le 360 comunità della Campania si trovano a fare i conti con i “casi napoletani”, perché sta al comune di residenza il pagamento della retta, e Napoli non paga. E i minori allontanati dalla famiglia, ogni anno, nel comune di Napoli, sono 4-500.

Dovrebbero essere sbloccati soldi dalla regione? “Sì, ma si tratta solo del 10% dei trenta milioni che il comune deve alle comunità”, sottolinea Romano. “La regione ha bloccato solo una tranche da 3 milioni perché il comune non ha rendicontato bene le spese. Tutti gli altri soldi dovrebbero essere liquidati solo e soltanto dal comune”.

Alle prese di posizione della Federazione Sam si aggiungono la protesta delle congregazioni religiose Uneba e l’allarme confermato dalle comunità del Cnca. “Chiediamo risposte all’Assessore alle Politiche Sociali Giulio Riccio e al sindaco Iervolino, che dovrebbe essere tutore di tutti questi bambini”, conclude Romano.


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