Animali
Chiude la stagione venatoria, ma gli animali selvatici restano in pericolo
Con la chiusura della caccia il 31 gennaio, non finisce però l’attacco alla fauna selvatica. La Lav annuncia la continuazione delle sue azioni per affermare il «diritto alla vita di tutti gli animali selvatici». Tra le prossime iniziative il convegno “La tutela degli animali nel nuovo articolo 9 della Costituzione” in programma a Roma il 22 febbraio prossimo
Si chiude oggi, 31 gennaio, la stagione di caccia 2023/24. Impossibile, anche quest’anno, fare un bilancio delle vittime di doppiette, carabine e archi. Si stima che siano milioni gli animali uccisi per soddisfare il sanguinario passatempo di una risicata minoranza di cittadini.
Impossibile sapere il numero degli animali uccisi
È impossibile – sottolinea una nota della Lega anti vivisezione – conoscere il numero di animali realmente uccisi perché la rendicontazione è lasciata nelle mani degli stessi cacciatori creando un evidente conflitto d’interesse che svuota di ogni valore i dati riportati nei tesserini venatori.
Tuttavia, se la caccia degli animali selvatici è temporaneamente sospesa fino alla terza domenica di settembre, quando aprirà la prossima stagione venatoria, quello che non è affatto terminato è l’assalto della politica alle pur minime norme poste a tutela degli animali selvatici.
La compagine filo-venatoria, «ampiamente rappresentata nella maggioranza parlamentare ma anche nell’opposizione», sottolinea la nota di Lav, «continua il suo lavoro di demolizione dei principi cardine della Legge quadro nazionale sulla tutela della fauna selvatica, aiutata in questo da un ministro dell’agricoltura al pieno servizio delle associazioni venatorie e agricole e da un ministro dell’Ambiente che da quando si è insediato si trova in costante stato di “coma vigile”».
La doppietta dei “bioregolatori” non si ferma
Non bisogna del resto dimenticare che l’uccisione degli animali selvatici non si ferma mai. A causa dell’esecuzione dei piani di controllo faunistico redatti dalle Regioni, l’attività dei cacciatori è costante tutto l’anno. Volpi, cornacchie, gazze, ghiandaie, sono uccise a decine di migliaia, mentre non tocca sorte migliore ai cinghiali, «perseguitati con il pretesto del contrasto alla diffusione della Peste Suina Africana, nel 2024 cadranno in 612mila sotto i colpi dei cacciatori, eufemisticamente ribattezzati “bioregolatori” dal Commissario straordinario alla Psa».
«La situazione è drammatica» commenta Massimo Vitturi, responsabile Lav, Animali Selvatici «oramai ci troviamo in un regime di caccia permanente che non potrà che peggiorare ulteriormente a seguito del più grande attacco mai sferrato nei confronti della fauna selvatica, avviato con l’approvazione del famigerato emendamento “caccia selvaggia” che ora consente l’ingresso dei cacciatori anche in parchi e città».
Ciò che fa temere ancora di più per il futuro degli animali selvatici è la sistematica, puntuale estromissione della scienza dalle valutazioni dell’impatto della caccia su animali e ambiente.
A febbrio un convegno sulla tutela degli animali
«La politica nazionale ha dichiarato guerra agli animali selvatici», conclude la Lav che annuncia il convegno organizzato per il 22 febbraio alla sala degli Atti Parlamentari del Senato, nel quale presenterà la ricerca “La tutela degli animali nel nuovo articolo 9 della Costituzione”.
Il convegno «rappresenta la nostra risposta con la quale chiederemo l’intervento del Quirinale perché il legislatore sia richiamato al pieno rispetto dell’articolo 9 della Costituzione, quindi degli animali e del loro ambiente».
In apertura photo by Matthew Maaskant on Unsplash
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