Sostenibilità

Chimica nel tessile: prodotti importati a rischio

In crescita le dermatiti da contatto: i principali responsabili sono i capi di abbigliamento di provenienza esatera

di Ida Cappiello

La presenza di sostanze nocive nei tessuti provoca in Italia oltre 60.000 casi di dermatite da contatto accertata, interessando un italiano ogni 900.
A rendere noti questi dati è il “Manifesto del Made In” (coalizione fra industriali, sindacati e associazioni dei consumatori) promosso dall’Unione Industriali di Biella, con l’obiettivo di ottenere trasparenza e tracciabilità dei prodotti, a partire dalla richiesta all’UE di introdurre l’etichettatura obbligatoria per ciascun Paese di origine.
Secondo studi condotti dalla società scientifica di dermatologia, le persone che subiscono conseguenze dai tessuti colorati con sostanze fuori legge sono il 4% della popolazione italiana affetta da problemi cutanei (cioè il 30,5% della popolazione totale).
Gli esperti segnalano che è in crescita anche la “sensibilità” ai coloranti: stimata tra il 3,1% e il 5,2% e per i bambini al 4,6%.
Uno studio, realizzato dai laboratori specializzati “Tessile di Como SpA” e “Centrocot” di Busto Arsizio ed effettuato su un campione di prodotti tessili immessi nel mercato nazionale ha rilevato, inoltre, che non erano conformi alla legge il 51,07% dei campioni di origine non dichiarata, il 29,40% dei campioni Made in Italy, e il 58,31% dei campioni di importazione, di cui il 50% provenienti dalla Cina.
Il 30,48% sono risultati irregolari per l’etichetta e per la composizione, il 19,5% per la presenza di azocoloranti cancerogeni.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.