Politica

Child Guarantee, WeWorld: “Non ci stupisce scelta Italia visto tasso dispersione scolastica”

La povertà minorile in Italia rappresenta una grave emergenza. Secondo gli ultimi dati Istat l’11.4% dei minori vive in condizioni di povertà assoluta. Nel panorama europeo i bambini e gli adolescenti italiani sono tra quelli più a rischio povertà ed esclusione sociale: 30.6% contro una media Eu del 23.4%

di Redazione

«Non ci stupisce che l’Europa abbia scelto l’Italia per sviluppare la Child Guarantee, la misura per garantire a tutti i bambini e le bambine diritti sociali fondamentali, come salute, educazione, cibo, un alloggio adeguato». Così Stefano Piziali, responsabile dei programmi Italia e Europa di WeWorld ha commentato la notizia comunicata oggi dal commissario UE Nicolas Schmit alle ministre Nunzia Catalfo ed Elena Bonetti.

L’Europa ha scelto infatti l’Italia per sviluppare uno dei progetti pilota per il contrasto alle diseguaglianze e alla povertà minorile, in previsione di un’apposita Raccomandazione da emanare nel 2021. D’altronde, la povertà minorile in Italia rappresenta una grave emergenza. Secondo gli ultimi dati Istat l’11.4% dei minori vive in condizioni di povertà assoluta. Nel panorama europeo i bambini e gli adolescenti italiani sono tra quelli più a rischio povertà ed esclusione sociale: 30.6% contro una media Eu del 23.4%.

Dunque si comprende bene perché l’Europa abbia scelto proprio l’Italia. È però un’occasione per il Paese per investire sulla riduzione delle diseguaglianze sociali e sulla promozione e tutela dei diritti dei bambini. Vi sono ancora enormi differenze di opportunità tra i minori, a seconda del luogo in cui si vive e della famiglia di provenienza (ad es. al nord ovest 1 bambino su 4 è a rischio povertà ed esclusione sociale, al sud 1 su 2, cfr. Mai più invisibili, 2020).

«Nei prossimi mesi sarà da vedere come la Child Guarantee verrà nel concreto attuata – conclude Stefano Piziali – Potrebbe finalmente profilarsi l’opportunità per il nostro paese di superare un ritardo abissale tra i diritti sanciti a livello formale e i livelli essenziali delle prestazioni fornite, che al contrario vede una differenza inaccettabile tra diverse aree del paese e diversi livelli sociali».

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