Politica

Child Guarantee, la coordinatrice Serafini se ne va

L'Italia ha un Piano già finanziato da oltre 734 milioni di euro, da qui al 2030, per contrastare la povertà minorile. È sostanzialmente fermo, perché il Governo Meloni da quando si è insediato non ha mosso nulla. «Ho comunicato alle ministre Roccella e Calderone di ritenere esaurita la mia missione», dice Anna Maria Serafini, ex coordinatrice della Child Guarantee in Italia. Come se nel nostro Paese un minore su 7 non fosse in povertà assoluta

di Sara De Carli

La sua nomina era arrivata nel marzo 2022, con cinque mesi di ritardo: il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando e il ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti scelsero Anna Maria Serafini come coordinatrice nazionale, per l’Italia, del Piano per la Child Guarantee. Era. Perché Anna Maria Serafini sabato, con una lettera inviata alle ministre Eugenia Roccella e Elvira Calderone, ha comunicato di ritenere esaurita la sua missione. Conclusioni inevitabili dinanzi a un Governo che – mesi dopo essersi insediato a seguito delle elezioni del 25 settembre – non l’ha messa nelle condizioni di poter esercitare il suo ruolo ma non l’ha nemmeno sostituita (come ovviamente sarebbe nelle sue possibilità). «Nell’ottobre scorso, all’atto della formazione dell’attuale Governo, ho messo a disposizione l’incarico sollecitando rapide decisioni che non pregiudicassero l’attuazione del Piano», sottolinea Serafini. «Ho rinnovato a dicembre tale sollecitazione, anche per scongiurare il rischio di non poter accedere ai finanziamenti europei. Non avendo fin qui il Governo assunto alcuna decisione, ho comunicato ai Ministri competenti che considero definitivamente esaurito il mio incarico. Non posso non esprimere la preoccupazione per il rischio che l’assenza di decisioni e i conseguenti ritardi nell’attuazione del Piano compromettano politiche essenziali per bambini e adolescenti e loro famiglie».

Come se l’Italia non fosse uno dei Paesi europei in cui la povertà minorile è più elevata, tanto da essere stata scelta negli anni scorsi come uno dei 7 Paesi in cui realizzare una “Child Guarantee pilota”: i dati attestano che il rischio di povertà e di esclusione colpisce in Europa il 22% dei minorenni, mentre in Italia arriviamo al 27,7% dei ragazzi fino a 16 anni, più di uno su quattro. «Il nostro Piano d’Azione Nazionale della Garanzia Infanzia», ricorda Serafini, «in armonia con le indicazioni europee, presenta un ampio programma di misure dettagliato nelle proposte, nei tempi e nelle responsabilità: assicurare progressivamente nidi e mense gratuite, politiche continuative e diffuse per i primi mille giorni di bambine e bambini, sostegno alla funzione genitoriale ed alle famiglie fragili, tutela e diritti dei bambini provenienti da contesti migratori, centri di aggregazione per gli adolescenti, azioni per la salute anche mentale e il benessere psicologico, contrasto all’abbandono scolastico e alla povertà educativa, misure specifiche per minorenni disabili».


Ho messo a disposizione del nuovo Governo l’incarico di coordinatrice, sollecitando rapide decisioni che non pregiudicassero l’attuazione del Piano, anche per scongiurare il rischio di non poter accedere ai finanziamenti europei. Non avendo fin qui il Governo assunto alcuna decisione, ho comunicato ai Ministri competenti che considero definitivamente esaurito il mio incarico. Non posso non esprimere la preoccupazione per il rischio che l’assenza di decisioni e i conseguenti ritardi nell’attuazione del Piano compromettano politiche essenziali per bambini e adolescenti e loro famiglie

Anna Maria Serafini

Il Pangi, che la stessa Serafini aveva coordinato prima della nomina a coordinatore da parte degli allora ministri Orlando e Bonetti, (è consultabile al seguente link) ha un cronoprogramma molto dettagliato sia rispetto alla governance sia alle azioni da realizzare. «Il Piano prevede una implementazione tramite una Cabina di regia che è stata istituita per decreto nell’autunno 2022 e che coinvolge quattro ministeri (Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Dipartimento per le politiche della famiglia, Ministero dell’Istruzione, Ministero della Salute) le regioni e i Comuni: deve fissare tutti i punti e le tempistiche per l’implementazione del Piano, che dura fino al 2030 e prevede scadenze e responsabilità precise. Poi c’è un gruppo di lavoro con tutte le parti sociali, importante, che coinvolge anche i ragazzi dello Youth Advisory Board: sia il coinvolgimento dei ragazzi sia quello degli stakeholder è esplicitamente previsto dal Piano», ricorda Serafini. «Non sono stata messa in grado di riunire mai né la Cabina di regia né il Gruppo di lavoro. Ho atteso perché capisco che quando un nuovo Governo si insedia servono dei tempi tecnici, anche per le deleghe, ma ora prendo atto che ogni decisione relativa alla Child Guarantee è stata rinviata. Non ho mai chiesto di rimanere, ho sempre chiesto solo che le cose si muovessero», dice Serafini.

Non sono stata messa in grado di riunire mai né la Cabina di regia né il Gruppo di lavoro. Ho atteso perché capisco che quando un nuovo Governo si insedia servono dei tempi tecnici, anche per le deleghe, ma ora prendo atto che ogni decisione relativa alla Child Guarantee è stata rinviata. Non ho mai chiesto di rimanere, ho sempre chiesto solo che le cose si muovessero

Anna Maria Serafini

Invece tutto è sostanzialmente fermo. Benché il 21 aprile la viceministra Maria Teresa Bellucci sia volata a Sofia per la riunione di alto livello promossa dalla Commissione europea in collaborazione con l'Unicef a conclusione della terza fase pilota del Sistema europeo di Garanzia dell'infanzia (Child Guarantee) "Leading the way to Europe children". «In Italia la fase sperimentale della Garanzia Europea per l'Infanzia ha coinvolto 5 gruppi target in 10 regioni tra Nord, Centro e Sud raggiungendo oltre 4mila bambini e adolescenti, 600 caregivers e oltre 500 operatori», ha ricordato la viceministra. «Numeri importanti, che devono spingerci a continuare in questa direzione. Il nostro obiettivo, come Governo e come Nazione è quello di garantire a ogni minore il diritto a una vita sana e crescita ottimale, a prescindere dalle condizioni sociali o economiche che rischiano di comprometterne lo sviluppo».

Un conto però è il progetto pilota e un altro è il Piano nazionale. Qui sono previsti (e finanziati) obiettivi come scuole dell’infanzia e mense scolastiche gratuite fino alla fine della secondaria di I grado, con la gratuità da raggiungere entro il 2030 ma da avviare gradualmente già dall’anno scolastico 2022/23, il tempo pieno in tutto il Paese, 60 milioni di euro per nuovi Cag per gli adolescenti, un nuovo Tavolo sulla salute mentale degli adolescenti – l’Italia non lo ha mai avuto ed è un tema su cui non si può più far finta di nulla – che andava costituito entro il 2022 per poi arrivare ad elaborare un nuovo modello di intervento entro il 2023; il rafforzamento dei servizi di Psicologia dell’età evolutiva e di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, con la previsione del reclutamento di personale destinato ai servizi in questione; un maggiore investimento sul post adozione. Qualcuno ne ha sentito parlare? Solo guardando ai nuovi Livelli essenziali delle prestazioni sociali da introdurre, entro il 2023 il Piano prevede la determinazione dei Lep sulla partecipazione minorenni; l’individuazione in seno alla Rete della protezione e dell’inclusione sociale degli standard di funzionamento organizzativo minimo a livello di ATS delle équipe multidisciplinare e i rapporti di coordinamento con i servizi sanitari e la scuola; un intervento legislativo che riconosca il servizio di refezione scolastica come un servizio pubblico essenziale (non più servizio a domanda individuale) da garantire a tutte le bambine e i bambini, con l’obiettivo dell’accesso gratuito alla mensa scolastica per tutti i bambini entro il 2030. Siamo a maggio, non c’è più tempo da sprecare. E l'errore peggiore sarebbe quello di pensare che il Pange è il piano del governo Draghi: no, è il Piano dei bambini e dei ragazzi, è il Piano dell'Italia da qui al 2030, per metterci alle spalle le disuguaglianze.

Foto Unsplash

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.