Cultura

Chiesa: la Cei chiede più missionari per l’Asia

Le indicazioni della Conferenza episcopale italiana sui "fidei donum" per la cooperazione missionaria nel mondo

di Redazione

”Un’attenzione maggiore all’Asia, dove i cristiani costituiscono tuttora una minoranza esigua ma dinamica”. E’ questo l’auspicio della Nota Cei sui ”fidei donum” per il futuro della cooperazione missionaria. L’enciclica di Pio XII ”Fidei donum” e’ ancora di ”grande attualita”’, anche se riflette ”un contesto storico specifico” molto diverso da quello di oggi. Ne sono convinti i vescovi italiani, che a 50 anni dalla pubblicazione dell’enciclica hanno diffuso oggi una Nota – firmata dalla Commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese – dal titolo: ”Dalle feconde memorie alle coraggiose prospettive”.

Nella presentazione, la Chiesa italiana esprime ”vicinanza e gratitudine a tutti i missionari ‘fidei donum’ che hanno operato e a quelli che operano nei vari Paesi del mondo”. In merito al contesto verso il quale deveesercitaris l’azione missionaria, nella Nota si legge: ”Rispetto all’enciclica di Pio XII, che individuava nell’Africa il continente piu’ bisognoso di attenzione da parte delle antiche Chiese l’attenzione dei ‘fidei donum’ italiani si e’ rivolta maggiormente all’America Latina, mentre l’Asia e’ rimasta quasi esclusa”. Per la Cei, il ”motivo determinante” di questa scelta e’ stato probabilmente quello linguistico, ”ma forse hanno influito anche altri motivi: il continente latinoamericano appariva piu’ omogeneo dal punto di vista culturale e religioso, benche’ quello africano sia comunque geograficamente piu’ vicino e oggi sia particolarmente travagliato”.

”Correlativamente all’assunzione di responsabilita’ da parte del clero autoctono ella crescita dei laici in America Latina e Africa – e’ la proposta della Chiesa italiana – i ‘fidei donum’ potrebbero essere orientati proprio al grande continente dove e’ sorto il cristianesimo”. In Asia, ammettono i vescovi, ”vi sono certo ostacoli linguistici e culturali e occorre essere bene attrezzati per un fecondo confronto con le grandi religioni asiatiche”, ma tale orizzonte ”non puo’ essere trascurato”. Anche il contatto con le comunita’ asiatiche, secondo la Cei, ”creera’ osmosi preziose”.

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