Cultura

Chiesa: il presidente dei vescovi “Grave l’episodio della Sapienza”

La prolusione del Cardinal Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana alla sessione del Consiglio permenente inaugurata questo pomeriggio torna sull'episodio della Sapienza

di Redazione

La prolusione del Cardinal Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana alla sessione del Consiglio permenente inaugurata questo pomeriggio torna sull’episodio della Sapienza, ecco alcumi passaggi della Prolusione

«Il clima di ostilità, creato da una minoranza assolutamente esigua di docenti e studenti, ha infine suggerito questa amara soluzione, essendo venuti meno ? come ha scritto il Cardinale Tarcisio Bertone al Rettore ? ?i presupposti per un?accoglienza dignitosa e tranquilla?. Una rinuncia quindi che, se si è fatta necessariamente carico dei suggerimenti dell?Autorità italiana, nasce essa stessa da un atto di amore del Papa per la sua città. Tutt?altro, dunque, che un tirarsi indietro, come qualcuno ha pur detto, ma una scelta magnanime per non alimentare neppure indirettamente tensioni create da altri e che la Chiesa certo non ama, pur dovendole spesso suo malgrado subire.
Grande è stata la sorpresa e ancor più grande la tristezza dinanzi a quanto accaduto, in particolare per quella considerazione che da sempre la Chiesa nutre nei confronti dell?istituzione universitaria ? basterebbe pensare a come e dove sono nate le Università ? e che il discorso del Santo Padre preparato per l?occasione è stata riproposta con argomentazioni assolutamente pregnanti e originali. La risposta che Benedetto XVI ha dato alla domanda sulla ?vera, intima origine dell?Università?, la risposta ? dicevo ? è da iscriversi idealmente sul frontespizio di ogni ateneo: soddisfare ?la brama di conoscenza che è propria dell?uomo. Egli vuole sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole la verità?. È con questa vocazione squisitamente propria dell?università che deve in ultima istanza confrontarsi anche chi si è sottratto all?incontro col Papa. Di qui il rammarico ? non solo nostro, ma generale ? nel dover constatare che il ?luogo? privilegiato dello studio e del confronto tra intelligenze libere ? qual è l?Università, che per questo diventa scuola di vita ? si sia precluso di fatto ad una presenza di universale autorevolezza e ad un apporto accademico altissimo, cui ambiscono Università di tutto il mondo. Questi d?altra parte sono gli esiti del settarismo illiberale, antagonista per partito preso, che assumendo per pretesto la nota e ormai ben indagata vicenda di Galileo, hanno superficialmente manipolato la posizione a suo tempo espressa da Joseph Ratzinger, facendone una bandiera impropria per imporre la loro chiassosa volontà.
Come cittadini e come Vescovi d?Italia non possiamo non essere preoccupati. Seppur ci conforta che l?assenza forzata all?incontro è presto diventata una presenza assai più dilatata del previsto».

«Non credo di sbagliare se dico che è l?Italia, in particolare, ad avere oggi bisogno della speranza. Questo Paese, che profondamente amiamo, si presenta sempre più sfilacciato, frammentato al punto da apparire ridotto addirittura ?a coriandoli?, avvertono gli esperti. Proprio la recente analisi contenuta nel Rapporto Censis 2007 avverte che ?un?inerzia di fondo ? è la cifra più profonda della nostra attuale società?. In essa ?si propende a pensare che la colpa di tutto ? sia da ricondurre a una complessa e comune incapacità di costruire uno sviluppo partecipato? (pag. XVII). Sembra davvero che, bloccato lo slancio e la crescita anche economica, ci sia in giro piuttosto paura del futuro e un senso di fatalistico declino. Sembra circolare una sfiducia diffusa e pericolosa. Anche da osservatori stranieri arrivano i segnali di una medesima lettura, forse ancora più apocalittica e magari anche non disinteressata. Ma a me pare, che non sia tanto a questi osservatori che dobbiamo essere preoccupati di rispondere verbalmente, quanto che una risposta, quella vera, la dobbiamo dare a noi stessi, e alla ineludibile responsabilità verso il nostro futuro. Diagnosi più circoscritte circa i punti della crisi pubblica che ci affligge peraltro non mancano e il Presidente della Repubblica, nell?incontro prenatalizio con i dirigenti della politica, non ha mancato di farvi riferimento. A noi Vescovi interessa, se possibile, guardare più in profondità, alla crisi interiore che è in parte causa e radice della stessa crisi pubblica, seppur non ci sfuggono le tante, innumerevoli testimonianze di bene che prendono forma sul territorio, e neppure ci sfuggono una diffusa riservatezza e capacità di sopportazione che rappresentano esse stesse, se si vuole, un indizio di possibile ripresa e capacità di futuro».

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