Non profit

Chiedere a chi raccoglie fondi sulle piattaforme di rendicontare? Eppela: «Ci stiamo pensando»

Nicola Lencioni, amministratore unico di Eppela, una delle più note piattaforme in Italia di donation crowdfunding reagisce alle proposte di Vita: "Tecnicamente si potrebbe fare in 24 ore. Non è detto che non ne discuteremo internamente. Potrebbe essere un suggerimento interessante da cogliere. Subentra però il problema di quanto siano reali i documenti che vengono forniti perché noi come piattaforma abbiamo poteri di controllo limitati dal punto di vista fiscale"

di Lorenzo Maria Alvaro

Con l’articolo “Il Far West del crowdfunding” Vita aveva lanciato una serie di proposte per rendere più sicura e affidabile la raccolta di donazioni su piattaforma. Tra le prime dieci realtà attive in Italia su questo comparto c’è Eppela che per voce del suo amministratore unico, Nicola Lencioni, spiega: «quello sulla rendicontazione potrebbe essere un’idea. Tecnicamente si potrebbe fare in 24 ore. Non è detto che non ne discuteremo internamente. Potrebbe essere un suggerimento interessante da cogliere». L’intervista


Entriamo subito nel merito con un esempio. La raccolta in favore di Eitan, il bambino sopravvissuto alla caduta della funivia Stresa-Mottarone, che ospitate su Eppela. Il bambino è al centro di una controversia legale rispetto alla sua patria potestà. Come fate a essere sicuri che questi soldi andranno a lui?
La prima cosa da chiarire è che noi come piattaforma non entriamo mai in possesso dei soldi. La somma viene raccolta direttamente su un cassetto virtuale di Stripe, che è la piattaforma internazionale che offre maggiori garanzie sulla sicurezza dei pagamenti e delle transazioni.

Venendo alla raccolta di Eitan?
Nel caso specifico di Eitan, si è trattato di una raccolta lanciata dalle principali Comunità Ebraiche che si sono immediatamente attivate per supportare il bambino e per veicolare le somme raccolte direttamente sul conto corrente vincolato in favore del bambino, conto che ci risulta essere sotto la vigilanza del Giudice Tutelare cui è affidato il caso. Sebbene la Piattaforma sia solo uno strumento per la raccolta, al nostro interno abbiamo un legal advisor interno che, per quanto possibile, effettua le verifiche del caso.

Pare che Eitan in realtà sia erede di un consistente patrimonio. Voi non vi ponete il tema della sensatezza delle raccolte che ospitate?
No, non ci possiamo tagliare le gambe. Ospitiamo migliaia di progetti l’anno. Se dovessimo entrare su questo piano della discussione entreremmo in una dinamica troppo complessa. Noi ci poniamo invece il tema della sicurezza e del fatto che i fondi siano usati effettivamente per quello per cui vengono raccolti. Se poi questi soldi Eitan e la sua famiglia li useranno per un sostegno psicologico, per comprargli dei regali o per mandarlo a scuola per noi è irrilevante. Noi ci limitiamo a verificare, per quanto possibile, che la raccolta, il progetto e il denaro siano fatti e usati nel modo corretto.

Non capita mai che un progetto venga rigettato?
Spesso. Ultimamente abbiamo valutato una raccolta di un progettista che chiedeva qualche migliaio di euro per cure mediche e dalle nostre verifiche è risultato che avesse precedenti poco affidabili. Si è naturalmente bloccato tutto. Un’altra volta invece un ragazzo italo svizzero affetto da una patologia ancora senza riconoscimento non solo scientifica ma anche pensionistica e previdenziale. Abbiamo analizzato la richiesta attentamente perché avevamo dei forti dubbi. Dopo almeno quattro riunioni da due ore l’una siamo riusciti a verificare che era tutto vero. La raccolta si è poi fatta ma, tra l’altro, non è andata bene.

Sul fronte delle raccolte a favore degli Ets, distinguete le proposte?
No. Distinguiamo a volte alcuni progetti in cui diamo noi come piattaforma un contributo di accompagnamento su basi meritocratiche. Non esiste una distinzione sulla piattaforma, a livello pratico. A nostro avviso non è necessario. Quello che invece secondo noi è interessante è un’altra proposta che Vita ha sollevato.

Quale?
Il tema della rendicontazione. Già oggi, nei confronti dei Mentor che abbiamo attivi in Piattaforma e che fanno matching grant – cioè contribuiscono economicamente ai progetti più meritevoli, richiediamo una rendicontazione obbligatoria ai progettisti che ricevono tale contributo. Oggi è una rendicontazione che viene mandata direttamente alle fondazioni bancarie, che diventano garanti. Ma potrebbe essere un’idea quella di chiedere a tutti di rendicontare come spendono quello che raccolgono. Tecnicamente si potrebbe fare in 24 ore. Non è detto che non ne discuteremo internamente. Potrebbe essere un suggerimento interessante da cogliere. Avere ulteriori strumenti di verifica è sempre un bene. Subentra il problema su quanto siano reali i documenti che vengono forniti perché noi come piattaforma abbiamo poteri di controllo limitati dal punto di vista fiscale.

Avete assicurazioni sulle donazioni in caso di truffe?
Abbiamo a suo tempo ragionato con le principali assicurazioni italiane la possibilità di refund totale ai donatori in caso di truffa. Non è stata accolta perché a loro avviso non c’erano le condizioni per creare un prodotto ad hoc rispetto alle dimensioni del mercato .


Photo by Ryoji Iwata on Unsplash

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