Famiglia
Chiara, una bambina senza genitori. Per legge
Nata in agosto, la mamma la abbandona in ospedale. Il padre la vuole con sé, ma il giudice ha deciso: vivrà in istituto. Laccoglienza dei bambini disabili? È un optional
Sei nato con la sindrome di Down? Non hai diritto a una famiglia. Potrebbe sembrare esagerato, eppure è ciò che la legge consente di fare. I genitori possono decidere di abbandonare in ospedale il loro bambino nato con un handicap. C?è il ripensamento di uno solo dei genitori? Bene, il bambino rimane comunque affidato a un istituto per l?infanzia. Qualcosa non quadra. La stessa legge che sancisce responsabilità chiare per entrambi i genitori (casa, affetto, cibo, istruzione) dimentica la responsabilità più grande: quella di accettare e voler bene al proprio figlio prescindendo dalle sue capacità intellettive. Chi difende il bambino e chiede i suoi diritti di figlio? C?è poco da ridere. Di danni morali e materiali in caso di abbandono ce ne sono diversi e tutti gravi. Ma, ahimè, non contano. Perché loro, i bambini, non sono in grado di pretenderli e la legge, loro tutore, dimentica perfino che esistono. Ecco uno dei tanti soprusi che la nostra società ?benpensante? compie ogni giorno sui minori. Questa violenza legale, questo diritto negato non è rivendicato da alcuno e si perde nella ?tutela? dei genitori, che però possono scegliere di avere solo figli intelligenti, perfetti, ?normali? insomma.
Così la nostra piccola Chiara, nata quattro mesi e mezzo fa e affetta da Sindrome di Down si è visto negato il diritto a una famiglia. I suoi genitori hanno deciso per il non-riconoscimento e lei è rimasta in ospedale aspettando una mamma che non è mai arrivata. E le strutture pubbliche? Sino a che il bambino non è dichiarato in stato di abbadono non è di loro competenza. Ma per Chiara è stata richiesta la consulenza di un?associazione specializzata! Un?associazione che, in buona fede, facendo leva sull?opera di mamme che il problema lo avevano vissuto fin troppo tempo fa e forse anche dimenticato, per la troppa insistenza ha chiuso quel flebile dialogo che si era acceso con i genitori di Chiara. Ma allora chi ha aiutato questa bambina a convincere la sua famiglia che aveva diritto a un?infanzia come gli altri?
Una speranza si accende quando il papà della piccola chiede che gli venga riconosciuta la paternità. Chiara, inconsapevole di tutto, è fatta oggetto di disputa, sbattuta in prima pagina dai giornali. La popolazione lancia accuse ai genitori e ai nonni. Il risultato? Il giudice, eternamente indeciso, dopo che ognuno ha sfruttato Chiara per propri fini, alla fine delibera che la piccola venga trasferita in un istituto per l?infanzia, che saprà darle – questo deve aver pensato – quel clima di sano affetto e serenità in cui «provvedere a tutte le sue necessità rispettando le sue naturali inclinazioni» (cito la legge), meglio di suo padre, che ancora disperatamente sta lottando per amore di sua figlia, contro un diritto spietato. E intanto assistiamo in televisione alla puntata di un serial in cui un intero reparto d?ospedale festeggia l?avvenuto aborto di un bambino che sarebbe nato Down. Forza, brindiamo con loro per lo scampato pericolo! Le scuse dei produttori delle serie televisiva non ci bastano. Non sono sufficienti a cancellare il subdolo messaggio, diretto a tutti i bambini come Chiara e agli altri che ancora nasceranno.
Passata la bufera, ecco un?altra scoperta. L?uovo di Colombo: genitori, vostro figlio è Down e si vede? Sottoponetelo a un intervento di chirurgia estetica: avrete risolto i suoi problemi. Finalmente quando si alzerà la mattina non vi ricorderà più che avete messo al mondo un figlio handicappato.
Chi ha protestato per quella bambina operata? E che dire poi, se i genitori stessi hanno potuto darle quel viso che avrebbero voluto avesse fin dalla nascita? Chi difende questi bambini che noi tutti, nella perfetta legalità, con le nostre coscienze limpide e serene, neghiamo ogni giorno?
ITALIANI DOWN
Italiani con la sindrome di Down: 50 mila
Di cui minori: 30 mila
Percentuale neonati Down: 1 su 700
Rapporto Down/normodotati: 1 a 2000
Aspettativa di vita: 55 anni
Aspettativa di vita nel 1940: 12 anni
A cura di Cristina Giudici, Carlotta Jesi, Francesco Maggio, Gabriella Meroni, Monica Papagni, Paul Ricard
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