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Chiara Luzzana, “la cacciatrice dei suoni nelle città”

«Esistono suoni che, nella vita di tutti i nostri giorni, diamo per scontati… Ed è un vero peccato.» Da questa considerazione è nata la sfida di Chiara Luzzana, considerata tra i sound designer più innovativi nel mondo. Una sfida «che spazia fra arte e marketing e che permette ai brand e alle persone di farsi ascoltare di nuovo, e per davvero»

di Redazione

La musica che ascoltiamo, la natura, l’acqua che scorre, così come le città, le auto e le navi: tutto produce suono. Ed è qui che entra in gioco Chiara Luzzana, considerata tra i sound designer più innovativi e visionari a livello internazionale. Nel 2014 ha ideato e fondato il progetto The sound of city in cui registra i suoni delle città per trasformarli in colonne sonore.

Luzzana progetta e dà vita al suono dei brand più importanti del mondo. Lavora come compositrice per marchi e pubblicità̀: Swatch, Lavazza, Alessi, Nivea, Costa Crociere, Martini, portando in musica il suono dei loro prodotti. Sua è la firma sulla colonna sonora di “Shapes”, il documentario realizzato insieme alla Fondazione Adriano Olivetti e presentato in anteprima alla Biennale di Venezia, all’installazione multimediale realizzata per Swatch (60 BPM – The Sound Of Swatch).

Nata nel 1980 a Lecco, inizia da giovanissima gli studi musicali, partendo dalla chitarra, passando al clarinetto e poi al pianoforte, affermandosi successivamente come rapper (e chiudendo contratti con le più importanti case discografiche del momento), arrivando infine a fare musica usando solo il rumore puro delle cose. E da quel momento la sua carriera, avviata tra Milano e Shanghai, si divide in due: da una parte si dedica alla composizione di colonne sonore per i brand e per le loro pubblicità, dall’altra porta avanti la sua ricerca nella musica sperimentale, studiando e “giocando” con i rumori e i nuovi modi che scopre per trasformarli in musica.

Il nuovo libro “Tutto è suono” (Roi Edizioni) è un viaggio alla scoperta dei suoni, in cui si mescolano anche studi di psicoacustica e neurobiologia della cognizione musicale.

The Sound of City

Adesso, il suo enorme e bellissimo progetto artistico è questo: far conoscere una città solo grazie ai suoi suoni puri; trasformare il rumore delle città in melodie, ritmi, colonne sonore senza snaturare il senso delle città stesse. «Una città non è diversa da un violino, un pianoforte o un flauto. Il tono di una città di mare è differente da una metropoli. Il suono di Coney Island, piccola penisola a est di Manhattan, all’interno del territorio di Brooklyn, è completamente differente dal centro di Manhattan». «Napoli, chiassosa, musicale, ha un’impronta sonora che è negli intercalari, nelle esclamazioni. Una stupenda e fiera melodia. Aosta, città intima, è completamente immersa in un fondovalle circondata da montagne, che contengono i suoni»

«Zurigo suona diversamente da Tokyo, New York e Milano. Belgrado e Shanghai hanno timbri completamente diversi», osserva. Cambiano «lo sciabordio del mare, il fruscio delle foglie che fremono nella brezza, il silenzio rovente che echeggia fra i palazzi nei sonnacchiosi pomeriggi andalusi».

Come si realizza un progetto così? «Ventiquattro ore, in solitaria, senza pause, con tutta la mia attrezzatura audio e video in uno zaino, alla ricerca dei suoni della città. Nessun navigatore, nessuna mappa, guidata solo da un senso primordiale dell’ascolto».

Tutto ha un suono, tutto è suono

«Tutto ha un suono, tutto è suono. Eppure, nella nostra cultura dell’immagine, di questo mondo sonoro c’è molta poca consapevolezza», scrive l’autrice. Un primo elenco già nelle prime pagine del volume:

«Il fragore del traffico all’ora di punta
il ronzio della corrente elettrica
il clangore di una moneta che rotea prima di atterrare di piatto sul tavolo
il ticchettio nervoso di un’unghia che tamburella
il sussurro carico di promesse di un alito di vento.
Da dove viene, dove va?
Lo scricchiolio del cuoio teso allo spasimo
lo schiocco di un corpo che batte su un altro corpo. Estasi o tormento?
Lo sbuffo del vapore che si alza da un tombino a New York
il sogghigno di una finestra che si apre salutando un nuovo giorno
la vibrazione sorda delle rotaie prima che il treno appaia dietro la curva brillando nel sole di luglio.
Pulsazioni, echi, rimbombi, riverberi, ansiti, stridii, tonfi»

«Esistono suoni che, nella vita di tutti i nostri giorni, diamo per scontati. A volte, quando qualcosa è difficile da identificare, descrivere, classificare, tendiamo, come esseri umani, a relegarlo in tutta quella lista di “abitudini sonore” che non destano più meraviglia. Ed è un vero peccato.» E da qui è nata la sua sfida, che è diventata il suo centro, la sua professione, una nuova professione «che spazia fra arte e marketing e che permette ai brand e alle persone di farsi ascoltare di nuovo, e per davvero. In più, è una fucina di opportunità da condividere. Perché il suono può dire chi siamo con una limpidezza cui le immagini possono solo aspirare».

Quando il suono salva la vita

«L’abilità di trasmettere, ricevere e interpretare i suoni associati alle emozioni è un fattore di sopravvivenza non secondario», spiega Luzzana. «Riconoscere le differenze tra i suoni associati alla fuga, al pericolo e al corteggiamento o all’accoppiamento non solo salva la vita, la migliora. Rane, uccelli, balene “cantano” per attirare i compagni. Svariate specie animali comunicano con vocalizzi più simili a un discorso che a un canto. Le scimmie Vervet segnalano al branco la presenza di predatori, specificando con versi differenti da dove provengono: aria, terra o alberi. La stessa facoltà innata di discernimento contraddistingue un’altra specie di ominidi: gli esseri umani. Le urla della sorellina schernita dal fratello o le grida di un bambino in pericolo suonano in modo completamente diverso al nostro orecchio, e questo senza bisogno di particolari doti o esperienze genitoriali. Allo stesso modo la musica delicata e lenta ottiene quasi inevitabilmente l’effetto di placarci i sensi, perché ci ricorda, che lo si intuisca o meno, i sussurri che abbiamo udito quando i nostri genitori ci cullavano fra le braccia».

La capacità di associare emozioni specifiche a differenti qualità sonore è profondamente radicata nel nostro passato ancestrale. Ha favorito l’evoluzione e la sopravvivenza della nostra specie. Mai sottovalutare il potere del suono. Mai».

Nella parte finale del saggio, Chiara Luzzana fornisce una piccola guida per identificare il proprio suono, e il suo potenziale raggio d’azione, attraverso il metodo “Sound Persona”.

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