Non profit

«Chiama l’Africa» Vedrai che sorprese

Si chiama così l’iniziativa lanciata dalla Conferenza dei gruppi missionari e da oltre 200 associazioni di volontariato. Spot, mostre e convegni per [...]

di Paolo Giovannelli

Un?Africa che chiama da lontano e la cui voce non giunge, che chiede di tutto urlando la sua disperazione, che implora briciole di aiuto piangendo. Civilizzata ?fin dove è stato possibile?, a partire da Vasco de Gama, navigatore portoghese che 500 anni fa ne avviò la colonizzazione; e, naturalmente, ?come è stato possibile?: in nome del progresso, tra il XVI e il XIX secolo, si incatenarono 100 milioni di ?selvaggi?. Questo è lo stereotipo. A tutto ciò si deve addizionare la difficoltà a svilupparsi, nonostante ?opportune? iniezioni di valuta straniera. È davvero così? La Conferenza dei gruppi missionari attivi in Africa e oltre 200 associazioni di volontariato cattoliche e laiche stanno tentando di ribaltare tale visione superficiale, invitando i volontari e tutti i cittadini ?a chiamare l?Africa?, a incuriosirsi al Continente nero, a osservare la sua complessità e a saper apprezzare quell?Africa senza conflitti e carestie, che è poi la gran parte. A capire le sue speranze, legate tuttavia alla nuova catena del debito estero coi Paesi occidentali. Per questo è nata, nel dicembre scorso, la campagna ?Chiama l?Africa?. Partita da Firenze, poi la carovana ha toccato molte altre città, fra cui Vicenza, Padova, Napoli, Bari, Perugia, Teramo. Tre camion che trasportano porzioni di natura, storia e cultura africana. A cui si affiancano spesso tipici mercatini e tavole rotonde. E poi spot televisivi. Tutto studiato per catturare l?attenzione, anche dei più distratti. L?ultimo traguardo da tagliare è Roma, nel dicembre venturo. I suoi organizzatori (Eugenio Melandri è il coordinatore nazionale della Campagna) propongono ora un seminario di formazione, indirizzato soprattutto a chi desidera conoscere il mondo della cooperazione internazionale . Il seminario di formazione dal titolo:?L?oggi dell?Africa, tra passato e futuro?, ha preso il via, a Rocca di Papa (Roma), il 12 luglio e proseguira fino al 19. Al centro del dibattito, temi quali l?Africa al tempo della globalizzazione, i nuovi ruoli della Chiesa italiana, della cooperazione italiana allo sviluppo, dell?impresa e degli investimenti italiani in Africa. Relatore di spicco, lo storico burkinabe? Joseph Ki-Zerbo, fra i più grandi intellettuali africani viventi, autore per l?Unesco dell?opera ?Storia generale dell?Africa?, la prima realizzata utilizzando anche le mille fonti orali del Continente nero. Assieme a Ki-Zerbo parteciperanno al convegno rappresentanti della Farnesina, della Confindustria e della Comunità di Sant?Egidio. «Chiama l?Africa», spiega il congolese Jean Leonard Touadi, anima dell?esecutivo della Campagna e giornalista, «si rivolge all?opinione pubblica, a coloro che prendono decisioni in politica e nel mondo degli affari presentando il volto positivo dell?Africa. Il nostro Continente lotta ogni giorno con le sue arretratezze, ma intanto sta rafforzando le sue fragili democrazie. Lasciati definitivamente alle spalle gli anni dell??afropessimismo? (scuola di pensiero della fine degli anni Ottanta che per l?Africa immaginò solo la deriva) si potenzia ogni giorno la società civile, specie l?associazionismo. È alla luce di tutto questo che, spero», conclude Touadi, «sia presto possibile aprire una nuova fase di rapporti, più maturi, fra l?Italia e l?Africa e fra l?Europa e l?Africa». Il convegno-seminario non è il primo appuntamento di informazione e formazione promosso dalla Campagna. A Milano, per esempio, si è già tenuto l?incontro ?Viaggio nelle culture africane?, seguito da un convegno a Bologna sul commercio delle armi e sulle guerre dimenticate dell?Africa e da due approfondimenti sulla condizione della donna in Algeria e sulla crisi dei Grandi Laghi. Per informazioni: ?Campagna chiama l?Africa?, via Baldelli 41, Roma. Tel. 06/5430082; fax: 06/5417425. E-mail: chiama.africa@agora.stm.it. Appello per i profughi cambogiani Il Programma alimentare mondiale (Wfp) dell?Onu ha lanciato un appello ai donatori internazionali per raccogliere circa 6 milioni e mezzo di dollari, pari a oltre 11 miliardi di lire. La somma servirà per rifornire di derrate alimentari d?emergenza il crescente numero di cambogiani in fuga dalla guerra civile e che hanno già passato il confine con la Tailandia. Infatti, già circa 90 mila di loro sono stati ospitati nei campi profughi delle province di Surin, Sisaket e Trat, mentre, proprio in queste settimane, il personale delle Nazioni Unite ne attende almeno altri 10mila. Lo scorso maggio, dal nord della provincia di Siem Reap ne giunsero quasi 17mila, accolti nella provincia di Sisaket. Laconico il commento, da Bangkok, del coordinatore degli aiuti d?emergenza del Programma alimentare mondiale: «Abbandonati alla loro sorte», afferma Martin Fischer, «non avrebbero scampo». Ogni sfollato riceverà dal Programma alimentare una razione quotidiana di cibo, a base di riso, olio vegetale, pesce in scatola, fagioli e sale. In precedenza il Programma alimentare mondiale, assieme all?Alto Commissariato per i rifugiati dell?Onu, aveva già distribuito derrate alimentari a circa 65 mila cambogiani.


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