Gli amici del Rapporto Giovani hanno presentato un’interessante indagine sul coinvolgimento degli italiani tra i 18 e i 29 anni nel volontariato e nell’impegno politico. I risultati sono alquanto sorprendenti, almeno per me, che sono sempre stata circondata da coetanei (e non) impegnati nel mondo dell’associazionismo. Dal rapporto emerge che il 64,7% degli intervistati non ha mai fatto volontariato e che oltre il 91% è del tutto estraneo a forme di impegno politico.
Riporto qui il commento che ho scritto in calce all’indagine e che è stato pubblicato sul sito del Rapporto Giovani. Sono convinta che il desiderio di fare ritorno in Italia abbia le sue radici anche nell’aver fatto parte di gruppi attivi sul territorio. Mobilitate per cause locali o internazionali, di matrice sociale artistica o sportiva, è nelle associazioni che si impara a guardare fuori dalla finestra e a voler fare a tutti i costi qualcosa per dire la propria e prendersi cura di quello che c’è fuori.
“[…] Sono cresciuta facendo volontariato. E – a pensarci bene – il merito devo darlo a Torino, dove ho abitato per la maggior parte della mia vita; una città che da quando ne ho memoria offre ai giovani numerose occasioni per fare volontariato civico. Per me, che arrivavo dalla provincia, tutto è iniziato nell’ufficio dell’Informagiovani, nel pieno centro storico della città e punto di riferimento per chiunque volesse darsi da fare. Grazie alle attività proposte dall’Assessorato alle politiche giovanili, ho iniziato a frequentare ragazze e ragazzi di altre scuole e quartieri, ho preso parte ad attività che mai sarebbero state proposte nei curricula scolastici, ho esplorato in lungo e in largo il territorio in cui vivevo. Mi piace pensare che mi sia emancipata, culturalmente e socialmente, grazie al volontariato più che alla scuola.
Bisogna intercettarli, i giovani. Bisogna andarli a incontrare nelle scuole. Bisogna spostarsi, installarsi e manifestarsi nei quartieri periferici. Bisogna aprire centri di aggregazione giovanile, per catalizzare le energie in un laboratorio di radio digitale piuttosto che ai giardinetti. Per la pubblica amministrazione, promuovere il volontariato, soprattutto civico, dovrebbe equivalere a investire nell’educazione e nella sensibilizzazione dei cittadini di domani. Perché il coinvolgimento – libero e gratuito – in un’associazione non solo ti fa sentire parte di una realtà che conta su di te, ma ti responsabilizza di fronte al bene comune e ti permette di incontrare persone con cui spartire sogni e interessi. É stato proprio grazie alle tante esperienze formative nell’associazionismo torinese e italiano che ho maturato un forte attaccamento e una forte responsabilità nei confronti di questo Paese.
Il volontariato, soprattutto se vissuto negli anni della giovinezza, permette di sperimentare una forma di cittadinanza attiva, onesta e responsabile che – soprattutto nel nostro Paese – non può che rappresentare una ricchezza e una speranza per il futuro di tutti noi.”
Voi che ne pensate?
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