Mondo
Chi sostiene i Taleban
Parla Ian Tablot, uno dei massimi esperti del Paese: il popolo non condivide la visione dei miliziani islamisti, ma non giudica bene le campagne militari nei loro confronti
Il più grande esperto di Pakistan, Ian Talbot, intervistato da Vita.it in occasione di una conferenza organizzata dal Cipmo, (Centro per la Pace in Medio Oriente), parla della situazione attuale del Pakistan, un paese strategico che qualcuno reputa un alleato dell’occidente nella guerra al terrorismo mentre altri lo giudicano una zona franca dei gruppi fondamentalisti.
Una serie di proteste sparse per tutto il paese, l’arresto ai domiciliari dell’ex premier Nawaz Sharif, il reinserimento alla corte Suprema del giudice Iftikhar Chaudhry, la prospettiva di una “lunga marcia” popolare di protesta contro il governo da Karachi verso la capitale, 250 persone arrestate durante il weekend, i governi occidentali che bombardano, i fondamentalisti che rispondono, questi eventi ci inducono a fare chiarezza sul presente e sul futuro di questo paese in bilico tra occidentalizzazione e talibanizzazione e pur sempre detentrice di tecnologia nucleare.
Ian Tablot, è professore di Storia presso l’Università di Southampton e autore di Pakistan: a Modern History.
Qual è il rapporto tra secolarizzati e conservatori in Pakistan?
Bisogna fare una premessa. Molte persone in Pakistan non vogliono essere considerate secolarizzate anche se magari il loro stile di vita e il loro linguaggio lo fa pensare. Io userei il termine “liberali” e sono circa il 10%. Poi bisogna dire che essere liberali non significa essere occidentalizzati, ma solo pensatori indipendenti. La maggioranza dei pakistani non condivide la visione dei miliziani islamisti tuttavia non giudicano positivamente le campagne militari nei confronti delle roccaforti dei Talebani sparse per il paese. Per capire la società pakistana, è interessante analizzarla attraverso una lettura dei media. Il Pakistan vanta un sistema molto più libero rispetto agli altri paesi a maggioranza musulmana. Il sistema garantisce la libertà di stampa e tutte le visoni e i punti di vista sono rappresentati. E questo è un punto di forza per una società che aspira ad essere democratica.
I media occidentali raccontano correttamente la società pakistana?
Spesso i media occidentali dipingono la società pakistana come se fosse militante e islamista. Non ci sono dubbi che esistono dei gruppi compromessi con le ideologie radicali e che usano la violenza per i propri scopi. Tuttavia, il Pakistan non è un esportatore di fanatismo ma una delle maggiori vittime dei terroristi che trovano rifugio nelle zone tribali del paese. L’uccisione di Benazir Bhutto è emblematica della società che vogliono reprimere. Più che un leader, hanno ucciso una donna, una donna emancipata, secolarizzata e istruita. Hanno ucciso il simbolo del testimonial moderno del futuro del Pakistan.
Il governo pakistano è davvero risoluto contro il terrorismo?
E’ difficile rispondere perché i talebani in Pakistan non sono solo un gruppo terroristico ma è una sorta di ombrello sotto il quale si riparano e si mischiano terroristi di matrice islamista, separatisti, mercanti di droga, disoccupati pagati da Al Qaeda etc. Che alcuni siano tollerati dalla politica è una cosa sulla quale è possibile speculare ma è molto difficile da dimostrare. Il problema è che forse il governo non fa abbastanza per diminuire la talebanizzazione culturale di alcune regioni tribali non sviluppate. Musharraf aveva provato ad intervenire, solo che le sue politiche erano giudicate come un dictat dell’America. D’altro canto però, gli Americani ritenevano che Musharraf non facesse abbastanza. Questa loro convinzione li ha portati ad agire in modo unilaterale attaccando i miliziani talebani da soli e Musharraf si è trovato in una posizione scomoda nei confronti dell’opinione pubblica.
Che cosa l’amministrazione Obama dovrebbe fare di diverso rispetto all’amministrazione precedente e quale politica dovrebbe continuare?
Dall’amministrazione precedente credo che debba continuare a investire sull’equazione non c’è sviluppo senza sicurezza. E’ inutile mandare milioni di dollari per costruire infrastrutture e finanziare progetti vari quando verranno distrutti dai terroristi. Ad Obama consiglierei di non puntare troppo su una soluzione politica. Le libere elezioni non trasformano automaticamente un paese in una democrazia. La chiave per la democrazia è l’emancipazione intellettuale e civica della società civile.
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