Volontariato

Chi sono davvero i romeni d’Italia

Inchiesta a 360° su una comunità di oltre mezzo milione di persone

di Redazione

E’ bastato un solo numero, «il 75% degli arresti effettuati l?anno scorso ha riguardato i romeni» (Walter Veltroni, sindaco di Roma e leader del Partito democratico), per scatenare l?ondata securitaria che ha travolto la maggioranza. Dai numeri (tutti i numeri) occorre ripartire per tracciare i confini di una comunità che comprende centinaia di migliaia di persone. A marzo Antonio Ricci per conto della Caritas presenterà un dossier sull?immigrazione proveniente da Bucarest. I dati che presenta a Vita sono un?anticipazione di questo studio.

Prima sorpresa. Nei prossimi mesi il flusso migratorio è destinato a ridursi: «L?ultima rilevazione ha registrato 556mila rumeni in Italia, è una comunità cresciuta molto in termini numerici, ma siamo per così dire sulla cresta dell?onda. Secondo le analisi di istituti europei, come la Open Society Foundation, l?emigrazione dalla Romania è destinata inevitabilmente a rallentare. Di 22 milioni di abitanti, 2 milioni e mezzo vive già all?estero, il 10% della popolazione. Difficile che l?emorragia possa continuare, anche perché l?economia di questo Paese è in crescita, la disoccupazione è bassissima, la popolazione sta invecchiando e i salari sono raddoppiati».

Del resto «l?emigrazione più acuta c?è già stata, in fondo è dal 2001 che i rumeni possono entrare in Italia senza visto, pensare alla data del primo gennaio 2007 come l?inizio di un?invasione è una percezione più che la realtà». Agli oltre mezzo milione di romeni si arriva sommando ai 271mila residenti rilevati dall?Istat, 131mila lavoratori assunti nell?ambito delle quote 2006, i 46mila entrati con il visto per l?inserimento stabile (soprattutto per il ricongiungimento famigliare) e più altre 5mila persone.

E i rom? Sono il 10% dei migranti romeni. Dunque dei 120/150mila rom presenti sul nostro territorio, quelli provenienti dalla Romania sono circa 50mila. Il gruppo più numeroso si trova a Roma, dove su 8mila rom, 6mila sono di nazionalità romena.
Seconda sorpresa. I romeni in Italia lavorano. Secondo i dati ufficiali, il 20,8% dei romeni è impiegato nell?edilizia, l?11,1% in alberghi e ristoranti, il 12% nei servizi alla persona. «Ma tutte queste percentuali sono per lo meno da raddoppiare per via del lavoro nero», avverte Ricci. In un recentissimo rapporto della Camera di commercio di Milano non si esita a parlare di un vero e proprio boom di imprese con un titolare romeno: in un anno +30% a Milano e +42% in Italia. Il capoluogo lombardo si conferma al terzo posto nella classifica nazionale, ma rispetto al 2006 Torino con 3.455 ditte balza davanti a Roma, che ne conta 3.355. I romeni più imprenditori però risiedono proprio a Milano: uno su 14 crea un?impresa contro una media italiana di uno su 20.

Giovane, di età compresa fra i 30 e 49 anni, nel 90% dei casi maschio e 8 volte su dieci impiegato nel settore, è questo l?identikit dei self made men di Bucarest. La loro associazione è guidata dal 44enne Ciprian Manoliu. Nato nella capitale romena, trapiantato a Milano dal 1998, una moglie e un figlio in Italia, una figlia ancora in Romania e una laurea in ingegneria delle costruzioni, dopo due anni di ?tirocinio? in cui si è «arrangiato» (ma «per gli stranieri che vogliono fare impresa in Italia, è un passaggio obbligato») oggi dirige una ditta edile con 60 addetti, «metà romeni e metà italiani, le nostre non sono realtà etniche e fino a qualche anno fa prendevo anche i rom, lavoratori precisi e sottomessi, ma da un po? di tempo nessuno di loro viene più a chiederci lavoro».

Per l?80% si tratta comunque di partite Iva con 5-10 addetti. Solo il 20% della 100mila realtà sparse sul territorio sono società che impiegano da 30 a 100 addetti. Dopo l?edilizia e i servizi alla persona viene l?agricoltura. Con circa 18mila presenze, i lavoratori provenienti dalla Romania sono, insieme ai polacchi, i più numerosi tra gli stranieri occupati in agricoltura e, afferma Coldiretti, «contribuiscono in modo strutturale e determinante all?economia del Paese offrendo il 14% del totale della manodopera di nazionalità non italiana».

Terza sorpresa. I romeni fanno comunità. La Lega dei romeni in Italia è nata nel 2005. È un network di 27 associazioni romene e italo-romene distribuite lungo la Penisola, che rappresentano oltre 8mila persone. «Per lo più si tratta di realtà volontarie o di promozione della cultura romena», precisa il presidente Marian Mocanu, che dirige una palestra ad Andora (Savona). Dalle rete però, «composta da intellettuali, anche se la presenza degli operai non è insignificante» sono esclusi i rom. «Con noi c?entrano poco, hanno un?altra lingua e un?altra cultura».

Ultima sorpresa. I delinquenti ci sono, ma spesso lo diventano in Italia. L?allarme veltroniano trova conferma nella crescita delle detenzioni di cittadini romeni, come dimostra la tabella in questa pagina.
«Questo trend ha due spiegazioni», interviene Petre Bogdan, prete ortodosso, da tre anni cappellano nel carcere di Rebibbia. «L?aumento degli arrivi dalla Romania e il consolidarsi, in Italia, di ghetti delinquenziali, droga e prostituzione gestiti da italiani, furti e rapine da romeni». Il 60% dei detenuti è di etnia rom (l?80% fra le donne) e le pene sono generalmente medio-brevi: «Vanno dai 6 mesi ai due anni».


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